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Altro che Champions: la società (per ora) conferma Palladino, ma il tecnico è a rischio

Un'altra brutta sconfitta, l'allenatore travolto dalle polemiche con il rischio di restare con un pugno di mosche in mano

Una delusione cocente che apre interrogativi sulle prospettive di classifica e sul lavoro di Palladino, anche se per la società l’allenatore (almeno per il momento) è confermato.
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I passi falsi di Lazio, Bologna e Milan avevano concesso una chance alla Fiorentina di dimenticare il Como e rilanciarsi, ma i viola, ancora una volta lenti e con poche e confuse idee, si sono lasciati imbrigliare dal Verona al punto da farsi infilare al 94’ con il gol di Bernede.

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Così scrive il Corriere Fiorentino. POLEMICHE. Palladino così resta sesto in classifica ma inevitabilmente è travolto dalle polemiche: il gioco della squadra infatti non c’è, in attacco la squadra è Kean-dipendente e sembra solo saper lanciare lungo per il suo attaccante, mentre i nuovi (Zaniolo ha sbattuto spesso sull’ex viola Valentini, ieri tra i migliori in campo) sono ancora corpi estranei, tanto che Fagioli, centrocampista che avrebbe piedi e idee per guidare la manovra, è rimasto (chissà perché) a lungo in panchina.

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Quella di ieri è la terza sconfitta consecutiva, ma il trend negativo è molto più antico: dal primo dicembre, giorno dello choc per Bove, Palladino ha subito qualcosa come 7 sconfitte in 12 partite e il ruolino di marcia viola dice -12 punti rispetto al girone d’andata.

A RISCHIO. Adesso è a rischio la panchina di Palladino. Incapace, almeno finora, di dare un volto nuovo alla sua squadra nonostante un mercato fatto a immagine e somiglia delle sue esigenze. L’allenatore per il momento resta al suo posto, ma è sotto esame.

«Ci siamo migliorati, ora aspettiamo i risultati», aveva detto il d.g. viola Alessandro Ferrari prima della partita. Un monito che (con toni diversi) ha ricordato le recenti tirate di orecchie di Pradè. Tira una brutta aria insomma e le scuse di Palladino nel dopo gara non possono bastare a cancellare la pochezza delle ultime settimane.

Il modulo è rimasto lo stesso del girone d’andata nonostante ormai non ci siano più esterni in rosa, il centrocampo a due fa acqua, Beltran gira a vuoto e lo stesso Zaniolo è lontano parente di quello ammirato negli anni di Roma.

Il sogno Champions è sempre più una chimera, il timore ora è rimanere con un pugno di mosche in mano, in un anno nel quale la squadra è stata perfino a un passo dall’essere capolista.


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