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Editoriali

Altre non big crescono e vincono, la Fiorentina è ancora lì (sotto dimensione). Errare è umano, ma chi sta perseverando?

Striscione Curva Fiesole Ferrovia

All’orizzonte un altro anno da sotto dimensione per la Fiorentina. Alle spalle un’altra stagione con troppi errori

Non va dimenticato il punto di partenza (nel bene e nel male), cioè che quando Commisso prese la Fiorentina la squadra viola era reduce da una salvezza all’ultima giornata. Era il giugno del 2019.

Questo potrebbe essere il miglior piazzamento della sua gestione, fatta fin qui di un 10°/13°/7°/8°/8° posto, sempre che la Lazio perda l’ultima in casa col Lecce e la Fiorentina vinca a Udine. Se i viola dovessero vincere e la Lazio fare almeno un punto, il posizionamento migliore sarebbe comunque eguagliato, ovvero il settimo posto.

E allora perché si respira un clima di contestazione così elevato? La risposta è proprio da ricondurre al punto di partenza dell’era Commisso, cioè da una dimensione di molto inferiore a quella che la Fiorentina ha avuto nella sua storia centenaria, comunque tra Champions ed Europa League con gli stessi Della Valle, senza tornare troppo indietro nel tempo. A quei livelli Commisso non ci è mai riuscito ad arrivare. E, nel frattempo, ci sono state altre realtà che storicamente sono sempre state inferiori o al livello della Fiorentina che hanno vinto, o che comunque hanno fatto percorsi che hanno visto la società viola arretrare lentamente, ma costantemente, nelle gerarchie del campionato, senza riuscire mai ad invertire il trend.

TROFEI. Prendendo come riferimento solamente la gestione italo-americana, la Lazio di Lotito ha vinto una Supercoppa Italiana, il Napoli di De Laurentiis ha vinto 1 Scudetto e 1 Coppa Italia, il Bologna 1 coppa Italia, l’Atalanta 1 Europa League e la Roma 1 Conference League.

EUROPA E CHAMPIONS LEAGUE. E se la Fiorentina ha perso 3 finali di 3 trofei, per cui è arrivata ad un soffio da entrare nel novero delle sopra citate, il problema sta nelle partecipazioni alle competizioni Uefa. Il Napoli ha fatto 3 edizioni di Champions e 3 di Europa League, l’Atalanta 4 Champions League e 1 Europa League, il Bologna 1 Champions League, la Lazio 2 Champions e 4 Europa League, la Roma 4 Europa League e 1 Conference League. La Fiorentina ha fatto 3 volte la Conference League.

DIMENSIONE. Gran parte dell’insoddisfazione sta proprio in questo: la dimensione. La Fiorentina è da anni una squadra da 7°-8°-9°-10° posto, non di più. E’ ferma lì, senza exploit, senza una crescita stabile, senza un punto di svolta che permetta di cambiare il proprio status. Le altre crescono, magari possono sbagliare una stagione, ma quella successiva riprendono il loro cammino e avanzano. L’Atalanta pareva una meteora, ma è ormai anni luce avanti ai viola, e anche l’anno prossimo farà la Champions. Anche l’anno prossimo la Roma farà o l’Europa League o la Champions, la Lazio è in lotta per Champions, Europa League, Conference o niente, il Napoli sta per vincere un altro Scudetto e comunque farà la Champions. Il Bologna, altra che pareva una meteora dopo quanto fatto l’anno scorso, ha vinto un trofeo e farà almeno l’Europa League l’anno prossimo. La Fiorentina, invece, può sperare al massimo di rifare la Conference.

INTROITI. Dovrebbe ormai essere chiaro quanto fare 6-8 partite di Champions permetta di incassare tanti soldi quanti ne puoi ottenere facendo due anni di percorsi completi (30 partite) in Conference. Soldi che, ovviamente, da soli servono a poco se non investiti in maniera vincente. Ecco, il caso dell’Atalanta e adesso pure del Bologna sono i più recenti. Il Napoli, invece, quel percorso lo ha iniziato ben più indietro nel tempo. E la Fiorentina? E’ lì, sempre lì, aggrappata ad un posto in Conference, di nuovo. Traguardo che per quasi tutte le formazioni dei top-5 campionati europei che l’hanno disputata è stata presa come una tappa di passaggio, quasi un intralcio, oppure come un salvagente per raddrizzare annate storte e andare, comunque, almeno in Europa League. La Fiorentina ha fallito quello step, perdendo le finali ma anche non riuscendo mai a fare quello scalino nelle gerarchie della Serie A che, anche quest’anno, rischiano di vedere altre realtà scalare verso l’alto. La Fiorentina, invece, resta sempre lì.

ERRORI. Il discorso su chi ha sbagliato, su chi abbia maggiori responsabilità e chi potesse/dovesse far meglio potrebbe essere molto lungo. Ma come recita un antico proverbio: errare è umano, perseverare è diabolico. Ecco, andrebbe capito chi sta perseverando, perché questo trend non va più bene a tutti. Gli ultimi anni stanno dicendo che c’è modo di inserirsi nei vertici del calcio, di mettersi dietro le big e le ‘strisciate’, che si può vincere, crescere e progredire, pensare di cambiare il proprio status. E che così non si può essere soddisfatti. Questa non è la dimensione della Fiorentina. Anche se dovesse arrivare settima, o sesta e dunque di nuovo in Conference, quello che doveva essere un punto di partenza già tre anni fa (dopo anni ancor più difficili e altamente sotto-dimensione) non potrebbe essere accolto come un punto d’arrivo. Anzi, non dovrebbe. Poi c’è chi si accontenta di tutto, per cui…contento lui.

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