Ora la Conference con il barlume primo posto, poi un tris da brividi in campionato. La Fiorentina deve reagire… prendendo quello che di buono ha fatto contro l’Inter
Il periodo è complicato. E negatività attira altra negatività. Tensioni, create e subite, risultati che non arrivano ed episodi che girano spesso contro. E una classifica che preoccupa sempre di più. Così la Fiorentina si lecca le ferite dopo il 3-4 casalingo contro l’Inter. Una prova che pure lascia qualche segnale positivo, dai gol degli attaccanti alla reazione della squadra, anche se è difficile intravedere il bicchiere mezzo pieno nell’economia di una stagione che sta andando in tutt’altra direzione rispetto a quanto sperato.
TENSIONE. Si diceva della tensione. Dal clima che ha portato a non far parlare l’allenatore in conferenza stampa ai fatti accaduti in tribuna al triplice fischio, con il botta e (mancata) risposta con l’Inter. Dal mini-terremoto nello staff di Italiano, con il divorzio improvviso con Porracchio, ad una tendenza comune a mal digerire le critiche, tra società e giocatori (vedi parole di Venuti un paio di settimane fa). Fino all’esultanza polemica di Jovic sotto la Fiesole, dopo il (bel) gol al 90′, figlia di qualche mugugno per il suo rendimento non proprio secondo aspettative. Ma rispondere con girate del genere, in porta, senz’altro è la miglior medicina possibile per portare tutti dalla propria parte.
NEL TUNNEL. Insomma, un clima per niente facile, anche perché la Fiorentina non riesce in generale ad uscire dal tunnel di negatività che si è creato in questa prima parte di stagione complicata. Anche quando fa vedere qualcosa di buono, paga pegno. Era successo già con la Lazio, quando lo 0-4 aveva cancellato le occasioni prodotte (ma sprecate) per un’ora di partita, è capitato di nuovo contro l’Inter, quando gli errori difensivi hanno vanificato la spinta della rimonta. Ci si è messo anche Valeri, con le sue decisioni scellerate negli episodi chiave. Come a dire, quando non ne va bene mezza… E poi la ‘frittata’ finale, con l’uscita alta di Milenkovic su Dzeko, il fallo non rilevato del bosniaco e quel rinvio pressochè incomprensibile di Venuti. Sfortuna sì, per il terzino fiorentino, ma non solo, perché l’errore (era entrato da 12 minuti) resta grave al 95′ di un incontro che poteva davvero far svoltare, almeno mentalmente, la Fiorentina.
LA CLASSIFICA PREOCCUPA. E così Biraghi e compagni restano a 10 punti dopo 11 partite, seconda peggior partenza nell’era dei tre punti a vittoria dietro solo alla gestione Iachini-Prandelli di due anni fa (fecero 9 punti). Solo cinque squadre hanno fatto meno punti dei viola: tra queste, due saranno le prossime avversarie in campionato. Undici punti di distacco dalla zona Europa, quattro di vantaggio dal terz’ultimo posto. Una situazione molto delicata, complessa, quasi preoccupante. Perché ora c’è la sfida di Conference, con il barlume primo posto da giocarsi con il Basaksehir, anche se servirà una mezza impresa. Ovvero vincere con almeno tre gol di scarto. Poi sarà di nuovo tempo di campionato. Spezia e Samp in Liguria (con nel mezzo la trasferta anche in Lettonia con il Riga), quindi Salernitana al Franchi. Un tris di partite caldissimo per la Fiorentina: emergere dalle sabbie mobili o tornare a fare i conti con una situazione che qualche settimana fa sembrava impensabile. Un bivio cruciale prima del Milan e della lunga sosta per il Mondiale, con tutta la pesante situazione che ne deriverebbe se i viola restassero in questa situazione.
AGGRAPPARSI ALLE NOTE POSITIVE. C’è quindi da aggrapparsi alle piccole-grandi note positive di sabato sera. La reazione, in primis. Sia allo 0-2, che dopo il 2-3. Per due volte la Fiorentina ha avuto la forza di rimontare: non è poco. Poi i gol fatti, perché che questa squadra riesca a segnare tre gol non è affatto banale. Per di più con alcuni dei giocatori più criticati: Cabral ha avuto la freddezza di presentarsi dal dischetto in un momento delicatissimo, Ikonè si è inventato una perla in mezzo allo scetticismo generale, Jovic si è esibito in una girata da gran bel giocatore. Quello che ci si aspetta dai giocatori offensivi, ovvero i gol, sono arrivati. Si riparta da qui. E anche dalle mosse di Italiano. A cui sì, si può imputare il fatto di non aver riequilibrato la squadra quando l’Inter si infilava in contropiede, ma rispetto al passato il tecnico ha avuto il coraggio di osare e cambiare. Inserendo Jovic vicino a Cabral ad inizio ripresa, giocandosela con un assetto iper offensivo in barba al dogma 4-3-3. “Nel secondo tempo serviva una punta vicino a Cabral, a lottare con i loro centrali. Stava funzionando. Stiamo provando varie soluzioni, quando i ragazzi recepiranno avremo grandi vantaggi”, ha commentato Italiano. Insomma, si provano varianti ed è giusto così.
PRENDERE COSCIENZA DELLA SITUAZIONE. Anche se non è solo questione tattica. Ma di mentalità, atteggiamento, costruzione a monte della squadra. Aver sottovalutato diversi segnali. Le parole di Bonaventura, uno dei leader in campo e fuori, sono risuonate forti. “Rispetto all’anno scorso ci mancano un po’ di gol, Vlahovic fece 17 gol in metà anno”, il primo concetto di Jack, abbastanza banale anche se dai vertici è stata più volte definita “operazione capolavoro” senza però entrare nell’analisi tecnica oltre che economica. Poi ancora il centrocampista: “Dobbiamo metterci in testa che la Serie A è difficilissima. Ormai tutti ci conoscono perché sono due anni che giochiamo alla stessa maniera. Non dobbiamo dare niente per scontato, capire che è molto difficile fare punti e c’è da lavorare tanto”. Parole chiare, di chi dimostra di prendere coscienza della situazione. Di chi ci è già passato, due anni fa, dalle ambizioni alla difficile realtà. Altri protagonisti dello spogliatoio avevano parlato di identità persa, umiltà da ritrovare. Il primo passo per uscire dalle difficoltà, lo hanno spesso raccontato i diretti interessati anche altrove, è confrontarsi a viso aperto, guardarsi in faccia e parlarsi chiaro. Non fuggire dalla realtà ma analizzare seriamente le problematiche. Senza cedere agli alibi. Ultime sei partite del 2022 e pochi margini di (ulteriori) errori.
Di
Marco Pecorini