Deludente gara di andata dei quarti di finale di Conference League per i viola che si giocheranno la qualificazione al ritorno
Stavolta la qualificazione passerà dal Franchi. Al contrario di quanto successo (quasi) sempre in questo anno e mezzo infatti, la Fiorentina non è riuscita a ipotecare il passaggio del turno in trasferta e tra una settimana sarà quindi obbligata a vincere. Missione sicuramente alla portata, a costo di mettere in campo molto ma molto di più rispetto a ieri e con tutti i rischi che una situazione del genere porta con sé. Scrive il Corriere Fiorentino.
Come prevedibile, Italiano è tornato a un turnover più ricco con cinque cambi rispetto alla sfida con la Juventus: fuori Kayode, Ranieri, Bonaventura (precauzionalmente out per una botta), Barak e Kouame, dentro Dodo, Quarta, Arthur (tornato titolare dopo un periodo non semplice sul piano personale), Beltran e Sottil. Del resto, eccezioni a parte, è questa la strada: tenere tutti sulla corda e presentarsi sempre con la mente lucida e le gambe piene.
Anche perché, soprattutto adesso e a maggior ragione in appuntamenti da dentro o fuori come quelli delle coppe, gli errori vanno ridotti al minimo e l’intensità elevata al massimo. Era questo, anche contro il Viktoria Plzen, l’obiettivo. Prendere possesso fin da subito del match, concretizzare le occasioni (contro una squadra che si presentava con 7 partite su 8 di Conference chiuse senza subire gol) e, là dietro, non fare regali. Se qualcuno si aspettava una passeggiata comunque, si è dovuto ricredere alla svelta. Fin dalle prime battute infatti si è capito che tipo di partita sarebbe stata. Spigolosa, scomoda, dura sul piano fisico e nella quale abbattere il muro del Viktoria era operazione di certo non semplice.
Anche perché, un po’ come successo nel primo tempo con la Juventus, i viola son partiti piano, viaggiando molto in orizzontale e pochissimo in verticale
Un andamento lento esasperato dalle difficoltà degli attaccanti esterni che invece, proprio in situazione del genere, dovrebbero regalare spunti e rapidità, uno contro uno e cambi di ritmo. Né Nico, né tanto meno Sottil, hanno però dato niente di tutto questo. Quasi normale quindi che la prima occasione l’abbiano creata i cechi mentre per trovare un tiro della Fiorentina (colpo di testa di Belotti) son dovuti passare 35’. Questo è stato, il primo tempo. Un lungo e stanco possesso palla viola, alla (vana) ricerca di uno spazio.
Stesso film in una ripresa rimasta ferma diversi minuti a causa di un lancio di fumogeni da parte dei tifosi viola che potrebbe anche costare nuove sanzioni o divieti come già successo nel recente passato. Tornando alla partita, restava soprattutto quel piccolo particolare: tirare in porta. Un’utopia rimasta tale fino alla fine, e nonostante con i cambi Italiano abbia via via rivoluzionato l’attacco. L’ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, di come sia questo il vero, grande limite di questa squadra.
Di
Redazione LaViola.it