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Editoriali

Tante ombre, poche luci. La scintilla non può essere un 2-0 al Sigma, sperando arrivi con la Roma

Cher Ndour e gudmundsson - Fiorentina

La Fiorentina di Pioli si appresta a sfidare la Roma andando alla ricerca del primo successo in questo avvio di Serie A

Il 2-0 inflitto al Sigma Olomouc non può essere visto se non come un piccolissimo punto di ri-partenza per la Fiorentina. La squadra di Pioli, anche coi modesti cechi, non ha dimostrato di essere guarita da tutti i suoi mali, com’era logico che fosse. Basterebbe utilizzare la formula del ‘se e ma’, a Firenze notoriamente patrimonio dei ‘bischeri’, per spegnere i facili entusiasmi e riaccendere i campanelli della prudenza. Se ci fosse stata la Roma al posto del Sigma? Basterebbe ciò, applicandolo a vari aspetti, per ritrovarsi coi piedi ben piantati a terra.

COSA NO. De Gea ha fatto ancora una volta vari interventi decisivi. Se al posto dell’attacco del Sigma, che era tra l’altro orfano del centravanti titolare e pure della sua riserva, ci fossero stati gli attaccanti della Roma? Perché, già a Pisa, non sono arrivati gol al passivo per un lieve tocco di mano di Meister, una traversa e un palo, ma non è sempre ‘domenica’. La mediana della Fiorentina (che non era quella titolare, per carità) è stata trasparente anche col Sigma. Quella della Roma si annuncia di un altro livello. In mezzo al campo, che giochi Nicolussi al posto di un Fagioli sempre più anonimo, Fazzini e/o ancora Ndour visti i problemi di Sohm, serve ritrovare ritmo, idee, gioco e qualità. Se Dzeko ha comunque fatto la sua quasi sufficiente figura, Gudmundsson ha confermato di essere il fratello di quello dei tempi del Genoa. Domenica con la Roma Pioli non potrà certo mettere titolare Dzeko, che non sembra aver benzina per reggere il doppio sforzo, per cui sarebbe automatico un ritorno dal 1’ di Gud. Peccato che l’islandese abbia sbagliato tutto lo sbagliabile nei minuti giocati col Sigma. E non è la prima volta. Gosens sembra il lontano parente di quello che l’anno scorso aveva fatto una super stagione. E finché dinanzi c’è un modesto esterno del Sigma ancora ancora…quando ti ritrovi Wesley, Soulè, forse Dybala, il coefficiente di rischio aumenta esponenzialmente.

COSA SI’.  Almeno Dodo è sembrato il fratello forte di quello visto a Pisa. Ma, un conto è poter spingere ignorando la fase difensiva col Sigma, un conto è farlo con la Roma (a proposito del se e ma). Piccoli si è sbloccato, l’ha messa dentro e ha avuto qualche altra buona occasione facendo tantissimo movimento, attaccando la profondità e andando a battagliare con tutti. Ma lo ha fatto giocando da prima punta, dimostrandosi come Kean centravanti che va meglio se libero di poter svariare e di attaccare la profondità senza dover dividere il fronte d’attacco con un’altra punta. Va anche detto che la Roma non è il Sigma, al netto del ko rimediato dai giallorossi col Lille. La squadra di Gasp non difende come i cechi e concede meno tiri di tutti in campionato dopo il Milan, avendo anche subito meno reti di tutti con 4 gare su 5 finite senza reti al passivo.

COSA FORSE. Ribadendo la premessa del ‘se e ma’, aggiungendoci le banalità del ‘ogni partita inizia da 0-0 e fa storia a sé’, va sottolineato il fatto che alle voci identità, idee e gioco la Fiorentina ha fatto fatica anche col Sigma, saltando sistematicamente il centrocampo per lanciare ‘sopra’ e sfruttare le praterie concesse dai cechi. Se ci fosse stato Kean, probabilmente, il punteggio sarebbe stato più ampio e la vittoria sarebbe stata meno in bilico di quanto accaduto. O meglio, col Kean dell’anno scorso. Perché, se almeno a Pisa il 20 viola è tornato a rendersi pericoloso con un paio di tentativi, il rendimento di Kean 2025/26 non è neppure lontanamente paragonabile a quello del Kean 2024/25, quando giocava da solo davanti, isolato, con una Fiorentina che giocava a palle lunghe, in contropiede, chiusa e compatta dietro. L’opposto di quanto ha provato a fare Pioli fin qui. Chissà che quello non fosse il vestito più adatto alle caratteristiche di questa rosa. Forse. Per stravolgere l’identità di questa Fiorentina sarebbe servito un centrocampo alla Kessié-Tonali e una difesa coi ‘braccetti’ alla Bastoni. Ma, al netto dei tentativi fatti in estate sul mercato, come detto da Pioli comunque condiviso nelle scelte con la dirigenza, in questa rosa non ci sono difensori in grado di far partire l’azione e giocare dal basso, se non Pongracic che, spesso, esagera e rischia la frittata. In mezzo al campo non c’è un Tonali e neppure un Kessié, tanto che Sohm, Fagioli e gli altri continuano a mettere a referto partite negative, mentre Nicolussi è appena arrivato. Insomma, non sembra esserci il materiale per fare quel gioco lì.

CLICK. Detto tutto quanto sopra, che vincere può aver ridato fiducia e autostima ad una Fiorentina che veniva da tre gare di fila terminate tra fischi e contestazioni, domenica ci sarà il vero bivio: serve un click. La scintilla non può essere il 2-0 al Sigma, anche per come esso è arrivato. Potrebbe esserlo, al contrario, un successo con la capolista. Anche sporco, brutto e di sofferenza. Perché, ormai sembra piuttosto evidente, quella visione propositiva e qualitativa che Pioli pensava di riuscire a dare a questa Fiorentina è ancora lontanissima dall’essersi trasformata in realtà. E chissà se mai sarà applicabile, salvo rivoluzioni sul mercato.

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