Il futuro in 10 (speriamo 11) partite, tra campionato e coppa. Dopo la sosta due mesi di fuoco. Con uno sguardo a riscatti e mercato
La quiete prima della tempesta. La sosta prima di entrare testa e cuore nella volata finale della stagione. Diversi viola si giocheranno nei prossimi giorni l’accesso al Mondiale tra Europa, Africa e Sudamerica, poi però sarà tempo di gettarsi nel rush finale di campionato e coppa con la Fiorentina. Un percorso avvincente con 10 gare in 50 giorni, sperando che alla fine siano 11 le partite da disputare tra aprile e maggio (vorrebbe dire, ovviamente, centrare la finale di Coppa). C’è tutto in ballo, dalla possibilità di giocarsi un trofeo alla corsa per tornare in Europa. Dal restare ‘nella parte sinistra della classifica’ al raggiungimento di traguardi più prestigiosi.
CONSAPEVOLEZZA. L’1-1 di San Siro ha lasciato ottime sensazioni nel gruppo viola. La consapevolezza di potersela giocare alla pari anche sul campo dei campioni d’Italia. Con le proprie idee, la propria identità, il proprio calcio. Senza snaturarsi, insomma. Questo è uno step che può essere decisivo, perché su 10 partite per ora in programma tra campionato e Coppa (tra cui quella da recuperare con l’Udinese, ancora da mettere in calendario) ben 5 saranno scontri contro le grandi. Napoli e Milan in trasferta, Roma e Juve al Franchi, oltre alla trasferta di Torino nel ritorno di Coppa Italia. Sarà quindi fondamentale raccogliere punti (e nello specifico della Coppa bisognerà provare a vincere) anche in gare sulla carta parecchio complicate: nelle stesse gare d’andata in campionato la Fiorentina prese appena 3 punti (quelli contro il Milan in casa), bisognerà cercare di fare qualcosa in più.
CON LE MEDIO-PICCOLE. Anche perché le altre sfide non saranno certo semplici e banali. A partire dal derby con l’Empoli, sempre insidioso, così come gli incroci con Venezia (casa) e Salernitana (fuori), squadre che cercheranno di giocarsi le ultime cartucce salvezza. Poi tappa a Genova contro la Samp e, appunto, la sfida contro l’Udinese al Franchi da recuperare. Con un ‘filotto’ di vittorie con queste medio-piccole si arriverebbe, numeri alla mano, almeno a 62 punti in classifica (al netto dei risultati con le big), una quota che negli ultimi 5 anni ha rappresentato un limite tra 7° e 8° posto. Però si sa, imporsi non è mai facile, basti ricordarsi degli amari ko con Empoli e Venezia ma anche delle difficoltà con l’Udinese all’andata. Saranno senz’altro gare diverse, perché i momenti dei viola e delle varie avversarie sono diversi. Ma anche le squadre di alta classifica lo dimostrano: partite semplici non esistono.
SENSO D’APPARTENENZA. La Fiorentina è uscita con gli ultimi risultati da un momento non semplice, gli 11 punti nelle ultime 6 gare di campionato hanno ridato slancio. Ma alla ripresa bisognerà cercare di sbagliare il meno possibile. Per una squadra che ha trovato mano a mano più solidità difensiva, perdendo però incisività in attacco. Un doppio fronte su cui dovrà lavorare Italiano nel momento cruciale della stagione. Il gruppo è carico, unito, determinato a raggiungere il sogno di riportare Firenze in Europa. Nelle parole dei giocatori emerge proprio questo, l’orgoglio di provare a riportare la Fiorentina dove merita. Un senso d’appartenenza che non si vedeva da anni, che Italiano e il suo gruppo di lavoro hanno riportato dopo stagioni complicate. Basta vedere gli atteggiamenti anche di giocatori che magari sono in prestito, o sono arrivati quest’anno in viola. Da Torreira a Odriozola, fino a Piatek: trascinatori dentro e fuori dal campo. In primis con l’attitudine nel lavoro quotidiano.
MOTIVAZIONI PERSONALI E DI SQUADRA. E così si arriva agli obiettivi, alle motivazioni di squadra che si intrecciano con quelle personali. A partire proprio da Piatek, che fin da gennaio lavora a mille (lo conferma Italiano) per strappare il riscatto e restare a Firenze. Il bilancio parla di 6 gol in 11 partite, di una crescita anche sul piano del supporto alla squadra ma anche di un lavoro fuori dall’area di rigore che, fosse solo per caratteristiche, non è paragonabile a chi c’era prima. Italiano continua ad insistere sui concetti di gioco, il polacco farà di tutto per guadagnarsi la conferma. Che per i viola costerebbe 15 milioni, gli stessi grosso modo spesi per prendere Cabral. Saranno determinanti le ultime 10 (o 11) gare stagionali. È inevitabile, dovrà parlare il campo per capire se Piatek potrà rappresentare il punto di riferimento offensivo anche per la prossima stagione (insieme al brasiliano, investimento che va comunque difeso e sfruttato, al netto di una condizione fisica al momento non massimale).
SOSTA CON SGUARDO AL MERCATO. Ma il discorso è allargabile a diversi singoli, da un Odriozola che certo sarebbe più invogliato a restare in caso di Europa, al futuro di Milenkovic che sarà scritto solo a fine stagione (sta benissimo a Firenze e, se non chiamasse una big con un’offerta importante, potrebbe rinnovare ancora). Passando per gli esterni: da Gonzalez a Ikonè, passando per Sottil e Saponara, dovranno dimostrare di poter dare quanto chiede Italiano, altrimenti si dovrà fare qualche operazione importante in una zona di campo che ad oggi non soddisfa il tecnico (lo ripete ogni volta). Una sosta che potrà servire anche ai dirigenti, quindi, a fare con più calma delle riflessioni per il mercato che verrà. Proprio tra marzo e aprile era la finestra temporale indicata da Pradè per trattare il riscatto di Torreira dall’Arsenal, ad esempio. Un leader imprescindibile per la Fiorentina del prossimo futuro. Chiaro, l’Europa sarebbe un bel palcoscenico da offrire anche al giocatore, che già ha un feeling speciale con la città.
IN UN’ALTRA DIMENSIONE. Già, il traguardo europeo farebbe entrare in un’altra dimensione tutto il progetto viola. Uno step determinante per far restare i migliori, allargare qualitativamente la rosa, attirare giocatori più importanti, esportare il calcio fiorentino a livello continentale (come accadeva qualche anno fa), alimentare le ambizioni dell’allenatore. “Non dev’essere un’ossessione”, ha sottolineato Italiano. È vero, perché la sua Fiorentina dà il massimo quando gioca spensierata e vogliosa di ribaltare le gerarchie. Quelle gerarchie che negli ultimi anni avevano portato i viola a restare fuori dal gruppo delle ‘sette sorelle’. Un gap colmato a livello di classifica, pian piano anche negli scontri diretti. La conferma arriverà dalle ultime 10 partite. Si spera 11. Qualche giorno di rincorsa e poi via alla volata finale. Cinquanta giorni da vivere d’un fiato.

Di
Marco Pecorini