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Editoriali

Roma non è stata costruita in un giorno. Figuriamoci una grande Fiorentina

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Le alternative viola deludono. Il girone di Conference non è in discesa. Servirà una gestione delle forze o alzare il livello delle riserve per una grande Fiorentina

Era lecito attendersi qualcosa di più dalle prime tre gare ufficiali della Fiorentina? Forse sì, se e ma, che a Firenze sappiamo bene essere ‘il patrimonio dei bischeri’. Giustappunto. Per vedere la vera Fiorentina di Pioli ci vorrà ancora un po’ di tempo, inevitabilmente. Chi si aspettava dai viola, pronti via, un gioco champagne e un filotto di successi a suon di goleade è rimasto deluso. Ci stava, ci sta. Soprattutto quando non hai a disposizione una rosa composta da 20 titolari (aspetto su cui, guarda caso, Pioli ha insistito più volte anche pubblicamente).

DIS-LIVELLO. Chiariamoci, anche le riserve della Fiorentina dovrebbero fare molto di più di quanto si è visto a Reggio Emilia. Dovrebbero, magari in un contesto collettivo non da inizio stagione, non tutti assieme contemporaneamente, non contro avversari più avanti a livello fisico e mille altri legittimi discorsi, ma in fin dei conti non lo hanno mai fatto. Né quelle di oggi col Polissya, né quelle di ieri e l’altro ieri contro avversari di un livello infimo come i vari Tns, Rfs Riga e Puskas Academy. Ecco perché quanto accaduto a Reggio Emilia deve far riflettere. Pablo Marì non può giocare a questi livelli, ormai è un dato di fatto. Soprattutto se affiancato da un Comuzzo con la testa chissà dove e un Viti che è ancora lontano anni luce da una condizione accettabile. Tra Parisi e Gosens, non ce ne voglia l’ex Empoli, ci sono almeno un paio di categorie di differenza. Il tedesco ha delle letture difensive che il campano non ha. Lo si è visto chiaramente sul gol del raddoppio degli ucraini a Reggio Emilia, mentre Gosens ha salvato almeno tre gol tra Cagliari e Presov. Sulle doti che Gosens ha in fase offensiva è anche superfluo fare dei paragoni e rimarcare quanto l’ex Union Berlino sia stato determinante (anche) nelle due sfide col Polissya. Dzeko non ha più l’età per fare la prima punta, con Kean non c’è paragone. Mandragora si è confermato un giocatore normale, con exploit, ma con tanti limiti (gol del vantaggio e fallo da cui nasce l’1-1 a Cagliari ne sono l’esempio), Fagioli è ancora lontano dal poter essere il costruttore di gioco di una Fiorentina ambiziosa (tanto che arriva Nicolussi Caviglia), Ndour può essere un’alternativa, non certo un titolare etc etc. Discorsi, appunto.

TURNOVER. Al netto degli ultimi giorni di mercato che porteranno Nicolussi Caviglia in mediana, forse anche un altro centrocampista, il vice Dodo e uno/due difensori centrali dotati di tecnica e velocità è apparso evidente che non si possa prescindere da fare delle scelte oculate in termini di gestione delle energie. Anche dinanzi ad un Polissya qualunque, infatti, l’esperto (e top) Pioli ha sbattuto sullo stesso ostacolo che tanti problemi aveva creato a Italiano prima e Palladino poi. Se metti i titolari con Polissya, non puoi confermarli tutti col Cagliari, altrimenti soffri. Se fai ampio turnover, ma non hai una rosa da 20 titolari, ne paghi le conseguenze. In pratica: facendo turnover o non facendo turnover paghi. Il coefficiente di difficoltà è ancora più alto trattandosi dell’inizio di stagione. Ricordate il 4-0 a San Siro di Inter-Fiorentina perché Italiano confermò tutti coloro che avevano giocato col Rapid, o le enormi difficoltà che quelle fiorentine facevano quando Italiano cambiava 10 giocatori tra una partita e l’altra? Trovare l’equilibrio nelle scelte farà la differenza. Non lo si trova, però, in uno schiocco di dita. A meno che non si innalzi notevolmente il livello delle alternative. La Fiorentina sta provando a farlo. Aver preso Piccoli è solo un esempio. Senza voler gettare la croce addosso a nessuno, ma anche chi è subentrato a Cagliari ha commesso tanti errori (Pablo Marì, Parisi, in parte Mandragora), segnale evidente che l’undici titolare e le alternative viola sono su due livelli differenti. Qualcuno anche su tre.

COEFFICIENTI. Il sorteggio del girone di Conference, inoltre, ha messo sulla strada dei viola un cammino in cui ci sarà poco da ‘scialare’: Mainz, Rapid Vienna, Aek, Dynamo Kyiv, Sigma Olomouc e Losanna. Con lo stesso undici schierato col Polissya, giusto per intendersi, potrebbero essere dolori con molte delle sei.  

Ci vorrà un po’ di tempo, insomma. Ma c’è margine. D’altronde Roma non è stata costruita in un giorno. Figuriamoci una ‘grande Fiorentina’.

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