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Restyling Franchi appeso a un filo. Dalla Commissione UE: "Non si fanno stadi con i soldi pubblici"

Si fa sempre più in salita la strada per il restauro del monumento, nonché stadio, fiorentino. Il sindaco dovrà convincere Bruxelles della necessità dell'intervento

Il destino del restyling del Franchi è appeso a un filo. Anche se il sindaco Nardella si dice pronto a difendere con le unghie e con i denti la riqualificazione con soldi pubblici di uno stadio unico al mondo, dichiarato dallo Stato monumento nazionale.

Il filo sottile è nelle mani di Céline Gauer. A capo della task force per il Recovery fund (il piano di ripresa e resilienza) della Commissione europea. Scrive La Nazione. Secondo fonti politiche a Bruxelles sarebbe stata proprio lei, nella riunione di lunedì scorso con il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr del governo Meloni Raffaele Fitto, a sollevare il problema della ristrutturazione dello stadio di Firenze e la realizzazione del Bosco dello sport a Venezia.

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La motivazione? La lady di ferro che riferisce direttamente alla presidente della Commisione Ursula von der Leyen sarebbe stata lapidaria. Non si finanziano con soldi pubblici gli stadi. Dunque? Il governo ha preso tempo. Chiedendo un mese di tempo per rispondere alle osservazioni.

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Anche se la posizione della funzionaria francese è sembrata irremovibile. Al punto di dare un aut aut sul via libera al finanziamento della terza tranche di progetti del Pnrr italiano del valore di circa 18 miliardi. Il sindaco, appena rientrato da New York, si trova a dover gestire una bella gatta da pelare.

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