Sull’edizione fiorentina di Repubblica Calabrese analizza le parole di ieri di Rocco Commisso, che fanno discutere stampa e tifosi
Con editoriale presente sulle pagine di Repubblica-Firenze, Giuseppe Calabrese commenta la conferenza stampa del presidente Rocco Commisso andata in onda ieri sui canali tematici viola: “[…] (Commisso) non ha perso la voglia di affermare i suoi diritti. Fa bene a battere i pugni quando le cose non vanno come vuole lui. Che sia un procuratore o chiunque altro. E fa bene a ribadire che è difficile competere con squadre che hanno fatturati molto più alti, sebbene pure lui, come tutti noi, sogni di arrivare un giorno a rigiocare la Champions. Però, e lo diciamo con un certo rammarico, sarebbe stato ancora più bello poter discutere con lui, avere un contraddittorio vero. […] Questa strana intervista collettiva e virtuale (i giornalisti hanno mandato le domande la sera prima e lui ha risposto ieri, solo audio, attraverso i canali del club) ha lasciato in sospeso un sacco di cose, e forse anche qualche dubbio.
Il primo punto rimasto un po’ misterioso sono le minacce che ha ricevuto Commisso. Il riferimento, è stato precisato nel pomeriggio su nostra richiesta, è ai pesanti insulti ricevuti sui social e in privato. Naturalmente stiamo dalla parte di Commisso, e fa bene a rivolgersi alla polizia, ma ci sarebbe piaciuto conoscere qualche dettaglio in più direttamente da lui.
Veniamo allo stadio. Commisso ha ribadito che bisogna aumentare i ricavi per essere competitivi, e solo uno stadio nuovo sarebbe stato d’aiuto. Quindi il restyling non basta?
La Fiorentina non sarà mai competitiva? O ci sono altri modi per aumentare i ricavi? Nemmeno sui soldi disponibili per il prossimo mercato abbiamo capito granché.
Commisso ha confermato che devono entrare 150 milioni, ma saranno spalmati in quattro anni, e i conti vanno fatti anche con le uscite. Cinquanta milioni, è questa la cifra che sembra più credibile, ma sempre nei prossimi quattro anni. Tutto qui?
[…] «Spero che Italiano resterà, ne parleremo in futuro». Scusi presidente, quale futuro? Il futuro è adesso. Avremmo voluto dirglielo, sentire la risposta, invece i dubbi rimangono in bilico come il contratto di Italiano. Vedremo in futuro, appunto“.
La versione completa dell’articolo è presente sulle pagine de La Repubblica-Firenze.
Di
Redazione LaViola.it