Il più bravo è sempre quello che sbaglia meno. La Fiorentina, ultimamente, ha sbagliato troppo e ne ha pagato la conseguenze
Nel calciomercato vige una regola non scritta per cui il più bravo è sempre quello che sbaglia meno. E’ praticamente impossibile azzeccare tutte le scelte, magari rispettando anche l’equilibrio dei conti. A volte capita, per carità: il Napoli due anni fa fece segnare un attivo alla voce entrate/uscite e ha costruito uno squadrone che ha stravinto lo Scudetto. Averci riprovato un anno dopo, per gli esiti di questo campionato appena conclusosi, ha decretato che quella era stata la classica eccezione che conferma la regola. L’Atalanta riesce ormai da quasi dieci anni a sbagliare poco e nulla, prendendo giocatori a ‘poco’, che fanno bene permettendo di migliorare i risultati dell’anno precedente, rivendendoli a molto e sostituendoli con altri che fanno ripartire il circolo virtuoso. Ma anche nel caso della Dea, quel ‘sistema’ appare un qualcosa di difficilmente ripetibile altrove. Poi c’è il Bologna, che guarda caso ha raggiunto un traguardo storico con l’ingaggio del ‘deus ex machina’ che ha fatto le fortune dell’Atalanta, cioè Sartori, ma sul fatto che riesca o meno a confermarsi a quei livelli sarà tutto da vedere.
FIORENTINA. E’ fuor di dubbio che la Fiorentina, dal canto suo, abbia commesso errori su errori nel corso degli ultimi anni. Qualcosa di buono è stato fatto, per carità, altrimenti non avrebbe raggiunto tre finali in due anni, di cui due europee, e tre qualificazioni di fila in Europa. Ma…le cose che si potevano fare meglio sono tante, a cominciare dal centravanti. La storia recentissima racconta di una Fiorentina che dal dopo Vlahovic ha sempre sbagliato il proprio numero nove, alternando Cabral e Piatek, Cabral e Jovic, Beltran e Nzola per chiudere con Nzola e Belotti. Tanto che spesso e volentieri Italiano ha ‘adattato’ in quella zona del campo Kouame. Al termine di un’altra annata che ha sancito il flop dei centravanti su cui la Fiorentina aveva puntato, anche con investimenti importanti visti i 14 milioni spesi per l’angolano e i 25 (bonus compresi) tirati fuori per ‘El Vikingo’, la squadra mercato viola deve ripartire praticamente da zero alla voce numero nove.
SENNO DEL POI. Parlare dopo, per il classico ‘senno del poi’, è sempre più semplice. Ma che Scamacca avesse dei numeri lo si sapeva. Qualcuno ci ha puntato, tirando fuori 25 milioni di euro più bonus, la Fiorentina no, nonostante il centravanti fosse stato seguito proprio dalla dirigenza viola. A livello di spesa, non era certo imprendibile per la Fiorentina, visto quanto è stato speso per Beltran. Forse l’ingaggio era leggermente sopra i parametri viola, dato che l’Atalanta gli corrisponde 3,2 milioni di euro netti all’anno (Milenkovic ne prende 3,5), ma quando su un giocatore ci credi, con forza, tutte le cose diventano fattibili. Più o meno. Retegui, adesso con forza nel mirino della Fiorentina, era già stato seguito e accostato ai viola prima di approdare al Genoa, ma la società viola decise di andare su Beltran e Nzola. Il grifone lo ha pagato 15 milioni, adesso potrebbe arrivare a Firenze per il doppio, solamente un anno più tardi. Anche in questo caso vale il ‘senno del poi’. Lucca idem, da anni è accostato alla Fiorentina, fin da quando arrivò a Pisa. Non che abbia esaltato nell’esperienza all’Ajax, ma l’Udinese lo ha preso con un diritto di riscatto a 8 milioni (più 2 di bonus). Adesso, per prenderlo dai Pozzo, ne servirebbero almeno il doppio. Diverso il caso di Pinamonti, che però è stato a lungo nella lista degli osservati speciali della Fiorentina, che con la retrocessione in B del Sassuolo potrebbe rappresentare un’occasione abbordabile, per quanto i neroverdi non lo regalino di certo.
PRIMA. Va anche sottolineato che, trattandosi di Fiorentina e non di Udinese, Bologna, Sassuolo ma anche Atalanta, la Fiorentina ha il dovere di presentare a Firenze dei calciatori che siano di un certo rango, con pochi margini d’errore. Se a Udine sbagliano un giocatore poco male, la Fiorentina non può farlo. O almeno non potrebbe, o meglio ancora non dovrebbe. Purtroppo, ultimamente è accaduto spesso, troppo spesso. La domanda che ricorre è più o meno sempre la stessa: non poteva arrivarci prima la Fiorentina su quello o quell’altro calciatore che poi, altrove, ha fatto bene, mentre quelli che sono stati portati a Firenze hanno fatto male? E di conseguenza, visto che in orbita viola continuano a circolare nomi di calciatori che erano ‘nel mirino’ della Fiorentina anche in precedenza, cioè quando sono state fatte altre scelte, che adesso costano molto di più, non si poteva fare altri tipi di valutazioni? Senno del poi, giustappunto. Ma al netto di quello che è (ormai) già accaduto, la svolta che la dirigenza dovrà fare deve essere proprio nel migliorare le scelte, nell’avere meno rimpianti possibili ma, semmai, di aver preso le decisioni corrette. O meglio, per tornare alla premessa, di aver commesso meno errori possibili. Altrimenti la Fiorentina sarà costretta a restare nelle zone dov’è da tre anni che, per carità, non sono disastrose ma neanche chissà quanto eccellenti, col cruccio di non essere riusciti ad alzare un trofeo o di essere arrivati un gradino più sù, dove sarebbero aumentati ricavi, appeal e prospettive, e soprattutto di non aver avuto tali possibilità per via di errori di valutazione (come accaduto, giustappunto, lo scorso gennaio).
Di
Gianluca Bigiotti