Il cuore non basta, soprattutto nel calcio dove la squadra con più qualità spesso e volentieri alla fine vince
La Fiorentina ha basato praticamente l’intera stagione sulla capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo, un ostacolo chiamato qualità. Un ostacolo messo, paradossalmente, da una società incapace in cinque anni di alzare l’asticella.
Ma Italiano e i suoi sono spesso riusciti a nascondere questa lacuna di qualità con carattere, orgoglio e senso di appartenenza. Ma queste peculiarità non possono sempre bastare. Specie se poi sul cammino incontri squadre oggettivamente più forti.
Nel doppio confronto con l’Atalanta infatti alla fine ha vinto la formazione più forte. E lo dimostrano anche le due partite. All’andata la Fiorentina ha dominato riuscendo a segnare solamente un gol. Al ritorno l’Atalanta ha dominato segnandone ben 4 reti alla Fiorentina.
La qualità paga sempre. Oppure la mancanza di qualità castiga sempre. La proprietà della Fiorentina ha scelto di non mettere qualità in questa rosa. Lo ha scelto a giugno e ribadito a gennaio. Ieri ancora una volta sono emersi tutti i limiti che queste scelte hanno comportato.
Nulla da dire a una squadra di ragazzi che, come detto, è passata da salvezze striminzite a giocarsi posizioni europee e semifinali/finali varie. Certo gli errori individuali e anche dell’allenatore sono costati caro anche in questa stagione. Ma d’altra parte se si è scelto questo livello di giocatori non ci si può aspettare prestazioni da top club. I campioni costano e rendono, i giocatori buoni costano meno e rendono meno.
Se però ci si è sempre fermati sul più bello la responsabilità maggiore è da ricercare fuori dal gruppo squadra.
Di
Francesco Zei