Connect with us

Editoriali

Primo appuntamento con la storia. Provaci, Fiorentina! Servono ‘garra’ e personalità per riportare a Firenze la Coppa Italia contro un’Inter in grande spolvero

Fiorentina a caccia della storia. Nerazzurri con i favori del pronostico, ma Italiano sa come metterli in difficoltà. L’importante è non snaturarsi

13 giugno 2001. Data della conquista della sesta e ultima Coppa Italia da parte della Fiorentina, data dell’ultimo trofeo messo in bacheca dai viola. 22 anni dopo, Firenze ci riprova.

INTER IN PALLA. Stasera di fronte ci sarà l’Inter migliore del bienno a guida Inzaghi, per stato di forma e per consapevolezza nei propri mezzi. Solo poche settimane fa i nerazzurri sembravano una squadra vicina a implodere, con l’allenatore in forte discussione e tanti presunti campioni in enorme difficoltà (Lukaku su tutti). Oggi, oltre alla finale di Coppa Italia, l’Inter si toglierà l’enorme soddisfazione di disputare la finale di Champions League, e pur con troppi passi falsi in campionato si trova al terzo posto in classifica.

Ovvio che i nerazzurri partano con i favori del pronostico, vista la qualità superiore della rosa e l’attuale stato di forma – la sconfitta col Napoli, arrivata solo nel finale dopo che l’Inter aveva giocato per più di un tempo in inferiorità numerica, ha interrotto una striscia di 8 vittorie consecutive –. Inoltre, c’è la statistica che vede Simone Inzaghi quasi imbattibile nelle finali in carriera: 6 finali su 7 vinte (due in Coppa Italia, con la Lazio nel 2019 e da coach nerazzurro nel 2022). Tuttavia, la Fiorentina non parte certo sconfitta.

VIETATO SNATURARSI. Anche nei momenti più bui, salvo qualche rara eccezione, la squadra di Italiano ha sempre creato grattacapi alle big del calcio italiano. Spesso portando a casa meno di quanto meritasse. Non è il caso dell’ultimo incrocio tra Inter e Fiorentina del 1 aprile, quando i viola espugnarono San Siro (0-1) dimostrando grande cinismo contro un avversario sprecone. Rispetto a quella gara la squadra di Inzaghi è cresciuta molto, ma l’unico modo per riuscire nell’impresa è non snaturarsi.

Dalla Fiorentina di Italiano non ci si può aspettare una gara di attesa e ripartenza, semplicemente perché non ne è capace. Le principali armi a disposizione sono sempre quelle che rendono il gioco dei viola rischioso: aggressione alta, riaggressione feroce quando si perde palla, ricerca del controllo del gioco e del pallone. L’Inter è una squadra che sa sfruttare gli spazi larghi, dunque metterà certamente in difficoltà la retroguardia gigliata. Ma le fortune di questa Fiorentina passano sempre e solo dal calcio spregiudicato di Italiano. Prendere o lasciare.

LA DIFESA. Ovviamente, oltre all’atteggiamento, conterà la prestazione dei singoli. Serve una gara perfetta della retroguardia difensiva, sempre sottoposta a grande stress proprio a causa del calcio offensivo del suo allenatore ma che ultimamente ha commesso troppe ingenuità. La concentrazione dei singoli difensori per tutto l’arco della gara sarà fondamentale. Se si guarda anche alla fase di possesso, l’apporto dei terzini sarà fondamentale. Le fortune della Fiorentina passano anche dalle sgassate di Dodo e dagli incessanti cross dell’ex di turno Biraghi, vero e proprio riferimento per la manovra viola quando ci sono pochi spazi o poche idee.

CENTROCAMPO E ATTACCO. Ad Amrabat si chiede il solito grande lavoro di interdizione contro uno dei centrocampi più forti della Serie A – anche senza Mkhitaryan potranno schierare Brozovic, Calhanoglu e Barella – e una regia semplice e pulita, con il centrocampista che lo affianca (Castrovilli più di Mandragora) a garantire maggiore qualità. A Bonaventura il ruolo chiave di dare imprevedibilità a una manovra che a volte tende ad essere troppo ‘codificata’, mentre da Ikoné ci aspettiamo pressing ordinato e dribbling efficienti che portino superiorità numerica.

Inutile scrivere cosa si domanda al centravanti, che al 95% sarà Cabral, sarà fondamentale l’apporto di Nico Gonzalez. La stagione dell’argentino è stata al di sotto delle aspettative, ma in tante partite decisive (andata col Lech Poznan, ritorno a Basilea) ha dimostrato di saper alzare il proprio livello ed esaltarsi. Una finale di Coppa Italia sembra proprio il palcoscenico giusto per fare una grande prestazione. E riscattare definitivamente un campionato iniziato con tante difficoltà.

PERSONALITÀ E TEMPERAMENTO. In generale, a tutta la squadra si chiede tanta fame. Tanta voglia. Tanta garra. Molto della crescita della Fiorentina negli ultimi mesi è arrivato da uno step successivo sotto l’aspetto della personalità e del temperamento. I viola di questo finale di stagione non mollano mai, alzando i giri del motore quando le cose si fanno più difficili. Lo hanno dimostrato dopo il mezzo harakiri al Franchi contro il Lech Poznan, realizzando nel finale i due gol della sicurezza, lo hanno certificato nel ritorno con il Basilea, quando il pareggio degli svizzeri poteva uccidere la partita ed invece ha scatenato una reazione vigorosa di Biraghi e compagni.

La Fiorentina ha due possibilità di tornare a vincere, lo sanno anche i muri. Tra due settimane disputerà la finale di Conference League contro il West Ham. Tuttavia, la squadra deve approcciare alla sfida di stasera come se fosse un’unica grande occasione per riportare un trofeo a Firenze. Senza timori reverenziali, spinta dall’entusiasmo e guidata dai dettami tattici di un allenatore che si è consacrato dopo aver passato mesi difficili. All’Olimpico, supportata da oltre 23mila tifosi, la Fiorentina va a caccia della storia.

32 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

32 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Editoriali

32
0
Lascia un commento!x