Grande delusione dopo la mancata qualificazione ai Mondiali. Gravina vorrebbe che restasse (contratto fino al 2026), ma se lascia…
«Vediamo», ha detto Mancini sul proprio futuro ieri sera, dopo il tonfo dell’Italia. Accanto a lui c’era seduto il presidente della Figc, Gabriele Gravina: «Mi auguro che Mancini continui con noi, che smaltisca in tempi rapidissimi le scorie di questa eliminazione e che ritrovi le energie perché ha un impegno con noi». Una speranza, non una certezza. Roberto Mancini non dice che resterà di sicuro perché ha un contratto ancora lungo e un lavoro da completare. Ma non dice neanche che dopo una botta così sarà inevitabile rivedere tutto, anche la sua posizione. Così scrive La Gazzetta dello Sport.
FUTURO. Il futuro prossimo, martedì, è una partita inutile e beffarda contro la Turchia: troppo vicina per scendere in corsa dal treno che ha deragliato. L’intenzione di Gravina è di affidare a Mancini il domani dell’Italia, ma è chiaro che il commissario tecnico ha il suo destino in mano, nel senso che difficilmente la Figc non asseconderà la sua decisione, qualunque essa sarà: se vedrà le condizioni per proseguire il discorso avviato e sceglierà di restare, il contratto rinnovato quasi un anno fa fino al 2026 (non casualmente, la data del prossimo Mondiale) gli consentirà di lavorare per aprire un nuovo ciclo. Se invece il c.t. considererà chiuso il suo mandato, rinunciando all’incarico, Gravina aprirà, suo malgrado, la ricerca di un successore.
TRE STRADE. E la Figc avrà tre strade davanti, per disegnare il futuro. Un c.t. “fatto in casa”: la più accreditata porta a Fabio Cannavaro, con Lippi d.t. come da antico progetto. Non è un tecnico federale, ma in pochi come lui (136 presenze e più di 13 anni di Nazionale alle spalle) si identificano con l’azzurro e si sente pronto ad una carriera diversa, dopo l’esperienza maturata in Cina. La seconda opzione potrebbe essere un tecnico esperto, un «padre della patria» che inizi a lavorare, come aveva fatto Mancini, sulle macerie di un fallimento: la suggestione potrebbe essere Ancelotti, se fosse disposto a considerare chiuso il suo rapporto con il Real e la panchina della Nazionale come unica esperienza mancante al suo curriculum. Oppure un tecnico «giochista» come Mancini, un educatore allo stesso tipo di calcio, per dare comunque continuità al lavoro iniziato quattro anni fa. Che ieri ha ricevuto un duro colpo, ma non è stato sconfessato, al di là del risultato.
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Redazione LaViola.it