Il numero 38 da 2 mesi ha cambiato marcia: migliorato lo score della passata stagione, tra rivincite e sogno azzurro
Un arcobaleno di collo esterno che parte dal suo mancino e culmina sotto l’incrocio toccando il palo prima di finire in rete. Poi l’abbraccio dei compagni e l’esultanza con la mano portata all’orecchio per sua figlia Ginevra. Un lampo che ha sprigionato l’urlo di gioia degli oltre 21mila del Franchi e un gol di rara bellezza per potenza e precisione, ma che Mandragora ha sempre avuto nel suo repertorio, come ricordato da Gritti nel post-partita. Ironia del destino, c’era proprio lui con Gasperini sulla panchina del Genoa una decina d’anni fa, quando Rolando ha esordito in Serie A contro la Juve da 17enne.
Allora si parlava di uno dei migliori prospetti del panorama italiano. C’era Rolando nel centrocampo con Barella e Pessina degli azzurrini al Mondiale U20 del 2017, concluso al terzo posto con tanto di fascia di capitano al braccio. A 10 anni di distanza dal debutto tra i professionisti, la sua carriera è stata un po’ al di sotto delle aspettative, a causa soprattutto di una serie di infortuni che lo hanno rallentato, ma la qualità nel suo mancino è rimasta intatta.
Quinto gol in 36 presenze per il classe 1997, che ha migliorato lo score della scorsa stagione quando si era fermato a 4. E dopo quella da ex a Marassi alla prima giornata, le altre 4 reti sono arrivate da febbraio in poi, con Lecce, Roma, Maccabi Haifa e Atalanta. Un cambio di marcia significativo dopo una prima parte di stagione sottotono per colpa di qualche acciacco e le sirene turche di gennaio con il Besiktas in prima fila.
A 90 minuti dalla finale dell’Olimpico, col gol di ieri Mandragora potrebbe riportare la Fiorentina a giocarsi un trofeo. Il tutto sotto gli occhi di Spalletti, che come il resto dello stadio sarà rimasto impressionato dalla prodezza del numero 38. E chissà che con un girone di ritorno da protagonista non possa riuscire ad entrare tra le alternative del ct in un reparto affollato, a distanza di 6 anni dall’unica presenza in azzurro sotto la guida di Mancini. Già perché dopo la Coppa del Mondo U20 e l’Europeo U21 giocati da capitano, una competizione internazionale con l’Italia resta il suo grande sogno e obiettivo. “Voglio vincere un trofeo qui con la Fiorentina e andare in Nazionale”, le sue parole lo scorso novembre in conferenza stampa. Prima però c’è la Juve da ex e un rush finale con i viola impegnati su 3 fronti. Per Firenze, per sé stesso e per quella maglia azzurra che sogna di tornare a indossare, ora Mandragora non vuole fermarsi.
Di
Mattia Zupo