Colmate due lacune dello scorso anno e difesi i migliori, ma punti interrogativi dietro e in mezzo al campo
Una sessione di mercato fatta di un avvio sprint, una fase centrale più guardinga, un finale in crescendo ma senza il classico (e raro) botto finale. E senza la (rin)corsa delle ultime ore a coprire falle rimaste. Che Fiorentina esce da due mesi abbondanti di trattative estive? Sicuramente più completa di un anno fa (e di gennaio), con tante soluzioni davanti, con qualche incognita in mezzo al campo e in difesa, con le caselle finalmente coperte (numericamente) in tutti i ruoli. Basterà per il tanto agognato salto di qualità?
IL ‘COLPO’ KEAN. L’asticella a detta di tutti vuole essere alzata. Puntare dritti alla vittoria della Conference, costruire una squadra che possa giocarsela per la Champions in campionato, dove comunque l’obiettivo è fare meglio dello scorso anno. Negli occhi ci sono le prime quattro partite stagionali, con le difficoltà accumulate e tempo necessario da concedere al gruppo di Pioli per vedere un’idea di calcio concreta sul campo. Però senza dubbio la notizia migliore ad inizio settembre è aver confermato i migliori della scorsa stagione. In quanti avrebbero scommesso sulla permanenza di Kean, con tanto di rinnovo di contratto? Quei famosi 15 giorni di inizio luglio sembravano una condanna, invece è poi passato senza scossoni anche il mese di agosto. E se critiche pesanti nei confronti di Moise per i primi gol ‘mangiati’ sono quantomeno ingenerose, la speranza è che il centravanti della Nazionale ritrovi presto quel feeling con la porta che lo scorso anno è risultato fondamentale.
LA CONFERMA DEI MIGLIORI. Non solo Kean però. Perché il mercato di fatto si era aperto con il rinnovo di De Gea, poi con le proposte per Gosens rispedite al mittente. Dodo non ha rinnovato e non ci sono sostanziali passi avanti, ma il brasiliano è stato fin da subito un punto fermo per Pioli. Così come Mandragora, con cui però doversi sedere a breve per capire se e come continuare insieme in futuro. Nel mezzo c’è stata anche la trattativa importante con il Genoa per trattenere Gudmundsson: a 13 milioni è stato giudicato dai più un affare. Ora tutti si aspettano che l’islandese si liberi sul campo e faccia vedere ciò di cui è indubbiamente capace. E poi Fazzini, gioiellino da crescere: a 10 milioni preso bene. Fino a Piccoli, altro investimento pesante davanti: 25 milioni più 2 di bonus, la spesa più alta della storia viola.
QUANTI CAMBI. Kean, Piccoli, Gudmundsson, Dzeko (altro arrivo che può dare tanto, in attesa della miglior condizione), Fazzini. Là davanti potenzialmente ci sono qualità e gol, e questo stona con la tremenda fatica che ha mostrato la Fiorentina nelle prime due di campionato. L’obiettivo è trovare la chiave per oliare il gioco e servire meglio chi agisce dalla trequarti in su. Per questo un grande punto interrogativo risiede a centrocampo, reparto rivoluzionato. Sohm è arrivato per dare energia e dinamismo, Nicolussi Caviglia per dare più logica e ragionamento dopo le prime prove un po’ confusionarie della squadra. E per liberare un Fagioli che in regia pura fa un po’ fatica. Oltre a Mandragora c’è anche Ndour, è rimasto (per ora) Richardson, c’è da capire che ne sarà di Sabiri. Sulla carta non è arrivato quel giocatore di personalità e carisma che potesse alzare il livello, ma Sohm e Nicolussi Caviglia sono tutti da scoprire. C’è da dire che è cambiata la filosofia rispetto alla scorsa estate: Cataldi, Adli più anche Bove venivano da squadre importanti, adesso i tanti acquisti sono giocatori in rampa di lancio dalle piccole.
DUBBI IN DIFESA. Sulle corsie Dodo e Gosens danno ampie garanzie, è arrivato Lamptey per coprire il brasiliano anche se l’ex Brighton può giocare anche a sinistra. Dove Parisi deve alzare il livello e dove c’è anche Fortini, rimasto per fare il jolly almeno fino a gennaio. I veri dubbi sono così in difesa, dove Pioli deve lavorare soprattutto sull’inizio dell’azione (dato che poco è rimasto soddisfatto in queste prime uscite) ma anche su letture e rapidità in campo aperto. Pongracic è stato dirottato al centro, Pablo Marì non è partito, Viti farà il vice Ranieri mentre su Comuzzo c’è stata la grande attenzione di fine estate (tanto che Lindelof era stato bloccato fino a 24 ore dal termine delle trattative). La società aveva sostanzialmente dato il via libera in caso di offerte da 35-40 milioni, come quella che l’Al-Hilal era pronto a mettere sul piatto. No di Comuzzo e difesa che è rimasta così. Con l’aggiunta del giovane Kouadio (interessante) e di Kospo per ora dirottato in Primavera.
ASPETTATIVE. In alcuni campionati esteri c’è ancora margine di trattative, tra i tanti esuberi è per ora rimasto il solo Infantino (più un Richardson che pareva fuori dai piani di Pioli), mentre si è chiusa senza squilli di tromba l’avventura viola di Ikoné. Via in extremis anche Beltran (ma in prestito secco), dopo i no a Flamengo e CSKA Mosca e ad offerte che avrebbero fatto incassare tra gli 11 e i 15 milioni alla società viola. La Fiorentina chiude l’estate con circa 58 milioni al passivo, considerando anche i riscatti di Gosens e Fagioli. Una buona dichiarazione d’intenti dopo diverse sessioni in attivo o in sostanziale pareggio. Palla adesso a Pioli, tecnico chiamato per ricostruire i rapporti con una piazza che a maggio contestava ma soprattutto per dare un’impronta chiara (e propositiva) alla squadra. Per guidarla verso uno step superiore. Tanto lavoro da fare, aspettative da gestire e risultati da ottenere (sui tre fronti). Anche la sosta servirà a chiarire un po’ di idee con i calciatori che rimarranno a Firenze.
Di
Marco Pecorini