Dalla cena dopo i successi del 2023 alla ricerca di compattezza nel 2025: stessi metodi e intenti per Italiano e Palladino, con la speranza di risultati opposti
In casa Fiorentina ci sono gesti che vanno oltre il campo, oltre i moduli e le tattiche. Sono quei momenti che servono a rafforzare il senso di appartenenza, a cementare il gruppo e a dare significato alla parola squadra. Tra questi, due cene a distanza di poco più di un anno, diverse nelle circostanze ma simili nella loro essenza, raccontano molto del dna viola e della sua continua ricerca di identità e compattezza.
Dicembre 2023: il “Patto del Sushi”
Dicembre 2023 è stato un mese in cui la Fiorentina brillava. La vittoria di Monza aveva regalato una classifica entusiasmante, a un passo da un sogno chiamato Champions League. Vincenzo Italiano, allora tecnico viola, decise di onorare una promessa e portò tutta la squadra a cena in un noto ristorante giapponese di Firenze Sud. Quella serata, ricordata come il “Patto del Sushi”, non fu solo un’occasione per festeggiare il momento magico. Fu un modo per fermarsi un attimo, guardarsi negli occhi e celebrare un percorso che, nonostante le due finali perse, aveva restituito alla Fiorentina una dimensione competitiva e ambiziosa.
La cena giapponese rappresentò un messaggio chiaro: nessuno si sarebbe accontentato. Era una serata per festeggiare sì, ma anche per ricordare che il lavoro non era finito, che il sogno europeo era a portata di mano e che serviva compattezza per affrontare le sfide future. I risultati però non furono positivi: vittoria con il Torino, alla quale seguirono una sconfitta col Sassuolo, un pareggio con l’Udinese e due sconfitte con Inter e Lecce (quest’ultima a inizio febbraio).
Gennaio 2025: una cena per ritrovarsi
Esattamente un anno e un mese dopo, un’altra cena (organizzata in quello stesso ristorante di sushi) segna un momento chiave per la Fiorentina. Stavolta, però, il contesto è diverso. La squadra allenata da Raffaele Palladino attraversa un periodo delicato: due punti nelle ultime sei partite di campionato hanno complicato la corsa verso l’Europa, e l’entusiasmo iniziale sembra essersi incrinato. E anche la panchina del tecnico inizia a traballare.
Invece di lasciarsi travolgere dalla negatività, Palladino ha scelto di ricorrere alla stessa arma che del passato: l’unione del gruppo. Così, ieri sera, il tecnico ha riunito squadra e staff attorno a un tavolo, in un momento di condivisione che va oltre l’orario degli allenamenti. Non c’erano proclami da fare, solo una volontà condivisa: ritrovare compattezza per affrontare le prossime sfide con spirito rinnovato. La cena, simbolica e concreta al tempo stesso, vuole essere il punto di ripartenza, proprio come quella contro la Lazio all’andata lo era stata per i tre mesi di imbattibilità e il periodo d’oro della Fiorentina.
Due cene, un unico obiettivo e la speranza di esiti diversi
Questi due episodi, apparentemente distanti, raccontano molto di una squadra che non ha mai smesso di credere nei valori fondamentali del calcio: il gruppo, la condivisione, la consapevolezza che i momenti difficili si superano insieme. Se il “Patto del Sushi” del 2023 celebrava un successo, la cena del gennaio 2025 ha l’obiettivo opposto: scacciare le nubi, ritrovare la leggerezza e riscoprire la voglia di lottare.
In entrambi i casi, la Fiorentina dimostra che le cene non sono solo un’occasione per spezzare la routine o concedersi una serata diversa. Sono la volontà di creare qualcosa di più profondo: senso di appartenenza a una maglia, desiderio di costruire qualcosa di importante e consapevolezza che, nella vittoria o nella difficoltà, si può sempre contare su chi è al proprio fianco.
C’è da augurarsi a questo punto che, al contrario di quanto accadde nel 2023, questa volta la cena possa rappresentare il punto di svolta per la stagione viola. Perché allora la squadra, dopo quella famosa serata, inanellò una serie di risultati altalenanti in campionato. Mentre la Fiorentina di oggi ha il disperato bisogno di ritrovarsi e di ritrovare punti in campionato, per rimanere aggrappata alla corsa europea e per salvaguardare il futuro del proprio tecnico.
Di
Niccolò Misul