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Il Governo salva il calcio. Commisso e Barone non ci stanno: si cambiano le regole in corsa

Barone

La battaglia extra campo di Commisso e Barone contro il cambio di regole in corsa per aiutare le squadre in difficoltà economiche

Il governo ha deciso di salvare il calcio. Ma c’è chi preferirebbe salvarsi da solo. Il 16 dicembre scade una “ cambiale” da 480 milioni di euro, per le squadre professionistiche. E’ il termine entro cui onorare i versamenti fiscali posticipati negli scorsi mesi. Ma Joe Barone ha sollevato quella che i vertici del calcio italiano hanno già chiamato la “questione morale”. Scrive la Repubblica.

Il motivo è semplice. La Fiorentina da mesi ha iniziato una guerra contro gli aiuti a fondo perduto e soprattutto a stagione in corso. Barone si è spesso scagliato contro Beppe Marotta dell’Inter, contestandogli di aver vinto lo scudetto grazie alla possibilità di differire il pagamento di stipendi e oneri, nel 2021. Ora la questione è diversa: di questa scadenza del 15 dicembre si sa da mesi. C’è chi, come i viola, ha lavorato per farsi trovare pronto e poter onorare il debito. Chi invece ha sperato fino all’ultimo in un aiuto esterno. E il ministro Abodi, lunedì, si è impegnato a garantirlo (ma l’ultima parola spetta al Mef).

La Fiorentina però è contraria

Perché vuol dire ancora cambiare le regole in corsa. Penalizzando chi ha pianificato e favorendo chi vive oltre le proprie possibilità. E questo ha urlato lunedì, in assemblea di Lega Serie A, Barone al presidente di Lega Lorenzo Casini. Il dirigente americano è stato uno dei suoi più convinti sostenitori. E ha favorito la sua elezione, insieme a Lotito e De Laurentiis. Ma sull’argomento ha preso una posizione netta: «Non è giusto».

Non sono molti a condividere questa posizione, tra i club. Anzi, c’è chi si è scagliato contro Barone, urlandogli: «Tu vuoi vedere fallire due società». Sì, perché almeno due club senza la rateizzazione dei versamenti fiscali rischiano seriamente di saltare a stagione in corso. Casini si è difeso ricordando che il calcio è forse il settore che ha ricevuto meno aiuti dallo Stato, dall’inizio della pandemia a oggi.

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