Le parole dello sloveno Josip Ilicic che ripercorre anche il periodo non esaltante a Firenze, dove spesso venne criticato
Parla così l’ex viola Josip Ilicic alla Gazzetta Dello Sport ripercorrendo il suo periodo in Italia e alla Fiorentina: “Sembro addormentato, mi chiamavano “la nonna”, ma non voglio mai perdere. Più mi insulti, più sono forte”.
FIRENZE. “Mi dispiace dirlo, ma coi fiorentini ho chiuso. Mi hanno criticato quando sono stato due volte il miglior marcatore e il miglior assistman. Ero scarso? Dai. Siamo arrivati quarti e non bastava. La semifinale di Europa League non bastava”.
ATALANTA. “Era fatta con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. “Vieni a giocare per me?”, chiese. “Mister, vado a Genova, non posso”. “Ti chiamerà Sartori, tranquillo”. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose “e quindi? Che problema c’è?”. Lì ho scoperto cos’è il ritiro con Gasperini”
COVID. “Molti mi chiedono ma se non fosse successo ciò che è successo, il Covid, la depressione e tutto, dove saresti arrivato?”. Non lo so, ma avremmo giocato la finale di Champions. Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno. Viene il Real? Ok, ma dimostra che sei più bravo. L’Atalanta ha cambiato la storia mentre il mondo iniziava a fermarsi, spegnendo la luce…Mi hanno offerto soldi per raccontare la mia storia, ma i dettagli li tengo per me. Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa inizi a pensare. Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene. E le voci su mia moglie mi addoloravano. Falso. Ma si può pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Si è presa insulti incredibili. Mi avrebbero chiesto cosa avessi e come mai non fossi più io. Ma i familiari, gli amici e i compagni conoscevano la verità”. Come mai misero in giro quella voce? “Perché ero al top, e di me non si sapeva nulla. Qualcosa doveva uscire. Alla fine, sono tornato a casa. In Slovenia era come se il Covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion. Un’immagine tremenda. Qualche anno prima avevo vissuto il dramma Astori, con cui giocai a Firenze. Mi ha segnato”.
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Redazione LaViola.it