Altro che finale: la Fiorentina dovrà vincere con due gol di scarto al Franchi se vorrà prendersi i gironi di Conference
Un tuffo a bomba nella realtà, dopo l’illusione di Genova. Questo è stata, per la Fiorentina, la serata di Vienna. Una sconfitta pesante, che costringerà i viola a vincere con due gol di scarto la sfida di ritorno se vorrà prendersi i gironi di Conference. Altroché finale insomma. Molto meglio tornare immediatamente con i piedi per terra, pensare partita per partita, senza esaltarsi dopo una vittoria o deprimersi per un (seppur brutto) passo falso.
E pensare che Italiano, convinto da quanto visto a Marassi, aveva deciso di «rompere» la sua personalissima legge del turnover. E così, cosa quasi mai vista da quando guida la Fiorentina nel doppio impegno, il mister ha confermato praticamente in blocco la squadra che aveva battuto il Genoa. Stessi uomini, ma partita decisamente diversa. Anche perché, dal punto di vista fisico, il Rapid è parso come prevedibile più avanti. Aggrediva, lasciava poco spazio per ragionare (soprattutto ad Arthur), costringendo i viola (che non riuscivano ad appoggiarsi su Nzola) a tanti (troppi) errori tecnici e a concedere qualche spazio di troppo in contropiede.
Troppo brutta la Fiorentina dei primi 45’ (in particolare se paragonata a quella di Genova) per essere vera. Per cambiarla Italiano ha prima tirato fuori Brekalo (altra prova deludente la sua) e messo dentro Sottil, per poi provare Infantino al posto di Bonaventura e, nel finale, si è giocato la carta Beltran.
Il problema però, aldilà di una pressione sicuramente maggiore rispetto al primo tempo, era il ritmo. Basso, decisamente troppo basso per sfondare il muro austriaco. E poi la qualità (scarsa) dell’ultimo passaggio. Difficile così rendersi pericolosi ed infatti, di occasioni, ne sono arrivate poche. Una bella lezione, insomma. Buona per affrontare in modo decisamente diverso la gara di ritorno, e per capire che per diventare grandi c’è ancora tanta strada da fare.
Di
Redazione LaViola.it