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Fernandez a VI.IT: “Arthur ha gli occhi dietro la testa. L’intervento gli ha restituito sicurezza”

Le dichiarazioni dell’ex direttore sportivo del Barcellona sul centrocampista brasiliano

Se la Fiorentina è terza in classifica e gioca bene, lo deve anche al rendimento di Arthur Melo. Il brasiliano voluto da Italiano sta dando delle risposte positive e quando non c’è si sente. Il 27enne ha una percentuale di passaggi riusciti del 93% (345 riusciti e 25 falliti), il 60% dei duelli e il 78% dei contrasti vinti. Qualità che aveva visto per primo Roberto Fernandez, ex direttore sportivo del Barcellona che lo acquistò nel 2018 dal Gremio. Per commentare il rendimento del numero 6 viola, LaViola.it ha contatto l’ex dirigente blaugrana:

Buongiorno Direttore, cosa la convinse a prendere Arthur?
La sua gioventù, il suo talento e il fatto che giocava in una grande squadra come il Gremio. Noi cercavamo un giocatore di qualità, con quelle caratteristiche perché Rakitic iniziava ad avere un’età. Un profilo in grado di poter stare accanto a Busquets o di giocare anche al suo posto, che non avesse problemi a girarsi con l’avversario alle spalle. Sapevamo anche che con l’arrivo al Barcellona sarebbe cresciuto a livello fisico”.

Ricorda quella trattativa?
Ricordo che andai a Porto Alegre a vedere la finale d’andata di Libertadores tra Gremio e Lanùs e poi quella di ritorno a Buenos Aires, perché mi sembrava un giocatore molto interessante. Nella prima partita mi era piaciuto, ma volevo rivederlo in uno stadio difficile: fece una grande partita nonostante venne sostituito all’intervallo per infortunio. Poi lo acquistammo”.

Si aspettava qualcosa di più dalla sua esperienza al Barcellona?
Quando un giovane va dal Sudamerica al Barcellona devi avere pazienza, c’è grande pressione e il cambiamento è molto grande. I giovani che fanno bene subito sono quelli che arrivano da La Masia, che hanno già l’abito cucito. Un’eccezione è stata Umtiti: Samu è arrivato e ha giocato come se fosse nato a Barcellona. Non era facile per Arthur trovare spazio all’inizio, ma la sua prima stagione è stata positiva, la gente era contenta del suo rendimento. La seconda no, credo anche per qualche infortunio che non gli ha permesso di trovare continuità. È aumentata la concorrenza con l’arrivo di De Jong che giocava nella sua posizione e Busquets si è confermato ai suoi livelli. Io non c’ero quando hanno fatto lo scambio con Pjanic e non posso commentare”.

Qualche tempo fa aveva detto che Arthur non aveva ancora trovato l’allenatore giusto per il suo gioco. Può averlo trovato a Firenze con Italiano?
Al Barça sono stati diversi cambi di allenatori e di conseguenza di idee di gioco. Dopo la prima stagione è andato via Valverde e sono arrivati Setien e Koeman. Per quelle che sono le sue caratteristiche non credo che la Juventus sia stata la destinazione giusta. Il suo modo è chiaro, e alla Juve c’è bisogno di giocatori fisici e box to box. Al Liverpool si è operato al quadricipite e adesso il trasferimento alla Fiorentina mi sembra quello giusto. Sono molto felice perché è un bravo ragazzo, con una famiglia straordinaria. Ha un’età giusta per raggiungere i suoi sogni, di trionfare in Europa. Spero lo possa fare con la Fiorentina. Parlo con lui e ho un buon rapporto con i suoi genitori e suo fratello: ci siamo visti in Inghilterra e a Barcellona, ma non ho visto partite dei viola quest’anno e non sono stato a Firenze”.

C’è un aneddoto che ha con Arthur o se ricorda qualche conversazione che ha avuto con lui?
Gli dicevo sempre che avrebbe dovuto lavorare sul suo fisico e migliorare la sua resistenza, perché altrimenti ci sarebbero state conseguenze negative. Il tema degli infortuni credo che lo abbia preoccupato per vario tempo e l’operazione dello scorso anno credo gli ha restituito la sicurezza in campo. A livello tecnico è molto forte ed è intelligente con il pallone, ma ho sempre avuto quella situazione a livello fisico. Per giocare bene nel suo ruolo c’è bisogno di stare al 100% fisicamente e di testa. Arthur ha gli occhi anche dietro la testa, ma deve stare al top”.

Durante la sua esperienza al Barcellona è arrivato anche Yerry Mina…
È stata un’operazione diversa. Avevamo Pique, Vermalen, Umtiti e Mascherano, non avevamo bisogno di un altro centrale. Il direttore della seconda squadra però era stato in Colombia a cercare nuovi talenti e c’erano Yerry Mina e Davinson Sanchez, quest’ultimo è andato prima all’Ajax e poi al Tottenham. Yerry invece lo facemmo firmare per il Barça B per cederlo subito al Palmeiras. Poi Mascherano chiese la cessione e noi prendemmo Yerry che aveva vinto un campionato col Palmeiras, ma c’era già un accordo con noi. Per lui è stato molto complicato adattarsi al Barcellona, perché i difensori devono essere molto rapidi e dopo poco è andato all’Everton. Ha un fisico importante: avrà bisogno di tempo per recuperare dagli infortuni e di giocare tanto per ritrovare la migliore condizione. Spero possa riprendersi”.

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