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E' rinato Nzola: l'uomo di Italiano regala la vittoria in extremis

L'attaccante ha ritrovato il campo dopo un periodo molto complicato e nella stessa occasione ha ritrovato anche un gol fondamentale per la Fiorentina

E poi arriva lui. Il “cocco” di Vincenzo. L’uomo voluto da Italiano. Il Criticatissimo. L’attaccante che non segnava e allora serviva avere l’intuizione Gallo Belotti (ieri al secondo gol stagionale) per smuovere tutto là davanti.

Scrive La Gazzetta dello Sport. Ecco: dopo un periodo di problemi personali, di panchine e non-convocazioni, di situazioni lontane, di un Plzen non vissuto, M’Bala Nzola è riapparso, riemerso, come un’Araba Fenice. M’Bala Nzola è la risposta alla domanda di una Fiorentina che ancora una volta ha concesso molto e faticato tanto a trovare il gol in proporzione alla produzione offensiva.

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Un palo e poi il gol, figli dell’insistenza e della voglia di spaccare il mondo per far vedere che la stagione può avere una gloria già cercata un anno fa ma sfuggita in finale.

Centonove

Anche il capitano Biraghi lo applaude («Siamo contenti per Nzola, ha avuto dei problemi personali ed è bello che sia riuscito a fare questo gol importante») ma c’è che dopo tre assenze contro Genoa, Salernitana e Sassuolo proprio per motivi personali, dopo un “silenzio” da gol che durava dal 7 marzo contro il Maccabi (4-3), ecco l’urlo liberatorio dell’uomo che Italiano – dopo averlo avuto a La Spezia – ha portato con sé.

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E quell’urlo è arrivato 56 giorni dopo. L’ultima gara in campionato l’aveva giocata contro la Juventus, pochi minuti, ma intanto le reti stagionali sono arrivate a 6: 2 in Serie A, 3 in Conference e una in Coppa Italia. I suoi gol in Conference hanno avuto un perché: il primo contro il Cucaricki nella vittoria esterna (0-1) anche se dopo il 6-0 dell’andata; poi l’1-0 del 3-4 contro il Maccabi Haifa.

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«Avevo visto in lui l’atteggiamento positivo e sono contento che abbia segnato – dice Vincenzo Italiano -: abbiamo voluto mettere fisicità e qualità alla fine e siamo stati premiati».

Resurrezione

C’era anche Rocco Commisso, che aveva confidato che stasera sarebbe emersa una vittoria, ed era la sua prima gara dopo la scomparsa di Joe Barone: lo stadio è stato punteggiato da una coreografia piena di sciarpe vendute a 5 euro in ogni settore dello stadio che hanno colorato il pre-gara, una gara avviata e poi bloccata e poi riavviata dal secondo gol stagionale di Andrea Belotti.

Il Gallo era stato l’acquisto-ariete della Fiorentina che trovava sempre problemi a colpire, far male, concludere in proporzione a quanto creato. Belotti doveva essere il killer, lo ha fatto contro il Frosinone e poi ha giocato di sacrificio, di “collettivo”, di apertura degli spazi, di tutto ma poco dentro la voce marcatori sul tabellino.

Poi, ecco il Bruges, colpo di sinistro e liberazione. Ed è stato poi il suo sostituto a vincere la gara, un passaggio di testimone che racconta un mondo forse nuovo o diverso: due giocatori recuperati in una stessa gara non sono poco.

Anzi. E l’insistenza di Nzola nel cercare e trovare sa di resurrezione. Per vedere la finale di Atene. Manca un passo.


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