Le parole di Pioli scaldano e alimentano la voglia di sognare della Fiorentina. L’asticella si è alzata rispetto agli ultimi anni
Qualcuno si ricorda del tecnico del Celje Riera? “Forse la Fiorentina non ha preparato molto bene la gara contro di noi”, disse l’allenatore spagnolo dopo la gara d’andata che vide la Fiorentina soffrire più del previsto contro gli sloveni. Da lì nacque l’astio di Palladino, che al fischio finale del soffertissimo 2-2 con cui i viola passarono il turno al Franchi, schernì platealmente Riera. Nei giorni precedenti a quella sfida, Palladino aveva fatto scrivere sulle lavagnette del Viola Park quelle parole dello spagnolo, come motivazione per i suoi ad eliminare il Celje. Nel più classico gioco estivo del ‘trova le differenze’, in fase di presentazione Stefano Pioli ha esordito così: “Ho visto che Allegri non ci ha messo tra le candidate per la lotta Champions. L’ho scritto sùbito sulla lavagna al Viola Park”. Questo potrebbe essere già esemplificativo di cosa voglia dire alzare l’asticella.
L’uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. Stefano Pioli sembra essere la figura ideale per permettere alla Fiorentina di fare quello scalino che da anni la vede inciampare sul più bello. Attenzione, non è la personificazione dello Spirito Santo, non moltiplica pani e pesci e non fa miracoli. Ma già sembra aver toccato le corde giuste per riaccendere l’entusiasmo di una piazza che di giocare col Celje non ne può più. Con tutto il rispetto del Celje e di Riera, s’intende. Quello che doveva essere un punto di partenza, cioè tornare in Europa e in Conference League, è diventata una sorta di ‘prigione’ per la Fiorentina. Più su di lì non riesce ad andare da 4 anni. E ogni precedente stagione, nel tentativo di arrivare in fondo e di vincerla, ha dilapidato energie che avrebbe potuto concentrare sul campionato per evitare di tornare lì. Se Italiano, se Palladino, se Igor col West Ham, se Mandragora da due passi, se Bonaventura ad Atene, se questo e quell’altro… Ma questa è la recente storia. Amen. Tra i tanti punti deboli del recente passato, che hanno contribuito all’inciampo sull’ultimo gradino, c’è stata una sommatoria di situazioni: allenatori giovani e inesperti, rose costruite a volte in ritardo o mal assemblate, centravanti non all’altezza e via discorrendo. Venendo all’oggi, la Fiorentina riparte da un tecnico top, tra i pochissimi che possono vantare di aver vinto uno Scudetto negli ultimi anni (gli altri sono Conte, Allegri, Sarri), d’esperienza (inutile andare a rimarcare i tanti errori che Palladino o Italiano hanno commesso, assieme a tante cose buone, ovviamente) e con la voglia di far vincere una piazza a cui tiene (tanto da rinunciare ad una valanga di milioni). Il centravanti ad oggi c’è, è il vicecapocannoniere della Serie A ed ha segnato 25 gol, con la Fiorentina che gli ha offerto un mega ingaggio per convincerlo a restare. In più c’è un Dzeko da 50 gol negli ultimi due anni, come vice, tassello che era mancato l’anno scorso. La rosa è quasi già pronta a inizio ritiro.
Insomma, l’asticella è stata alzata. Sulla lavagnetta del Viola Park non si punta più a motivare la Fiorentina schernendo Riera, ma si punta a far ricredere Allegri sulla corsa Champions. La Fiorentina vuole sognare. Pioli e quanto detto sopra legittimano a farlo. Manca ancora qualcosa a questa rosa? Sì, chiaro. Ma rispetto al recente passato centòri.
Di
Gianluca Bigiotti