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Da outsider di lusso a comparsa, così la Fiorentina si è fatta del male

Il masochismo dei viola, dal 4° posto e la lotta per il titolo d’inverno, al 13° posto e la corsa per non retrocedere. I Della Valle…

Dal 4° al 13° posto (augurandosi che non peggiori) in cinque stagioni. Da quota 64 dell’ultima squadra firmata Montella ai miseri 40 punti di questa annata disgraziata. Dalla lotta per il titolo di campione d’inverno durante il primo anno di Sousa a quella (ora incredibilmente reale) per non finire in serie B. Dal 23° posto nel ranking Uefa nel febbraio del 2017 al 38° attuale, destinato a peggiorare. Dagli attaccanti prolifici e in doppia cifra a Benassi (un centrocampista) capocannoniere della squadra. Così scrive il Corriere Fiorentino.

DELLA VALLE. La crisi che sta divorando la Fiorentina ha in realtà origini lontane. Per qualcuno bisogna risalire alla fine dell’ultimo anno del primo Montella, per altri a quel gennaio del 2016 quando nonostante i viola stessero lottando per il 1° posto a vincere fu l’autofinanziamento finendo per mettere in discussione per la prima volta anche le reali ambizioni dei Della Valle. Che dall’entusiasmo delle notti europee targate Fiorentina Olé si sono progressivamente disillusi fino al j’accuse firmato Diego Della Valle su La Nazione. Ma se da una parte l’azionista di maggioranza viola non può essere contestato quando rivendica l’impegno economico profuso in quasi vent’anni, dall’altra dimentica di analizzare (almeno pubblicamente) quei numeri che raccontano il crollo tecnico della Fiorentina e che alla fine hanno rinforzato il malumore di una piazza che ha finito per cedere ai contestatori stanca di non essere supportata dai fatti.

TRACOLLO. E così, in quattro stagioni in casa viola si è dilapidato un capitale che era stato conquistato faticosamente negli anni precedenti anche e soprattutto grazie alla volontà degli stessi Della Valle di costruire un modello sportivo diverso in un contesto italiano sempre più misero e corporativo. Sia in campo che fuori la Fiorentina ha abbandonato l’ambizione ad essere una società moderna, che strizzava l’occhio all’Europa con un gruppo di manager internazionale (il trio Pradè-Macia-Rog), per rinchiudersi in una sorta di «piccolo mondo antico», un club nel quale i ruoli finiscono inesorabilmente per sovrapporsi e perfino annullarsi a vicenda. Il marchio Fiorentina è oggi molto meno appetibile di un tempo.

CONTESTAZIONI. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. E se le contestazioni (diventate veementi solo negli ultimi mesi) non hanno certo aiutato, sarebbe riduttivo addossare esclusivamente alla piazza le responsabilità di questa lunga e inesorabile discesa della Fiorentina nella graduatoria del calcio italiano ed europeo.

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