L’ucraino ha chiesto consigli al bosniaco, leggenda giallorossa. Un bel rapporto fuori dal campo per i due centravanti
L’abbraccio prima della partita tra Dovbyk e Dzeko è scontato, così come il ringraziamento di Artem verso quel bomber che gli ha dato tanti consigli per cercare di uscire dalla crisi e ambientarsi in quel club in cui lui ha fatto la storia. Per il gigante ucraino sarà senz’altro emozionante ritrovare il bosniaco, 119 gol in 260 presenze con la Roma, con cui adesso ha un bel rapporto d’amicizia nato per caso in questi mesi tra una telefonata, qualche scambio di messaggi sui social e una cena a Ostia a base di pesce. Così scrive Il Corriere dello Sport.
RAPPORTO. «Ero in macchina con un amico comune (un ex dipendente della Roma, ndr) che ha notato una somiglianza tra me ed Edin – ha raccontato Dovbyk-. Ero appena arrivato, lo abbiamo chiamato e da lì abbiamo iniziato a parlare. Ci siamo seguiti su Instagram e le cose sono venute naturali. Oggi lui sostiene me e viceversa». Un rapporto di reciproco stimolo e aiuto per riuscire a risollevarsi e a trovare i gol nelle rispettive squadre. Dovbyk ci è riuscito una settimana fa, con la rete al Verona, per Dzeko invece prosegue il digiuno: «Edin mi dice di rimanere concentrato, allenarmi bene ed essere onesto sempre con i miei compagni. Mi ha aiutato tanto», ha detto il centravanti romanista dopo l’Hellas.
QUEL 5-1. Un mental coach anomalo che questo pomeriggio sfiderà in campo per cercare una scossa dopo la figuraccia di giovedì scorso. I due rigori sbagliati clamorosamente pesano come un macigno nella testa di Dovbyk, per questo motivo Gasperini è orientato a schierarlo titolare per provare a scacciare immediatamente quella negatività inevitabilmente assorbita dopo il ko con il Lilla. Per sua fortuna, entrambi i rigori calciati sono stati ripetuti, così alla fine l’errore più grave è stato il terzo, il penalty sbagliato da Soulé. In ogni caso non sono mancate le accuse da parte dell’ambiente romanista: le critiche per la morbidezza con cui si è presentato dal dischetto e per quei tiri mosci, centrali e a mezz’altezza neutralizzati dal portiere avversario. Ora il Franchi, quello stadio tabù dove ha partecipato alla disfatta giallorossa di dodici mesi fa, quel ko per 5 a 1 che ha distrutto il rapporto tra lo spogliatoio e Juric, poi esonerato (colpevolmente in ritardo) quattro partite dopo.
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Redazione LaViola.it