Moise sarà con molte probabilità fuori contro il Milan: serve il vero 10 e tocca all’ex Cagliari
La domanda, a questo punto, è lecita: qual è il vero Albert Gudmundsson? Quello che col Genoa aveva stregato alcuni tra i club più importanti d’Italia (Inzaghi è arrivato a litigare con Marotta perché lo avrebbe voluto all’Inter) e che in Nazionale continua a incantare o quello che, con la Fiorentina, somiglia sempre più spesso a un fantasma? Così si interroga il Corriere Fiorentino.
CHE DIFFERENZA! Un dubbio che tormenta da mesi una città intera. Dal cambio al 45′ con la Roma, dopo un primo tempo di niente, alle partite con gol e assist con l’Islanda. Fin qui in viola 274 minuti in serie A, nessun gol, una media di 32 palloni toccati a gara (contro l’Ucraina ne ha giocati 66 per esempio) ma soprattutto, stando all’avvio di questo campionato, Gud ha toccato nell’ultimo terzo di campo 9,33 palloni ogni 90’. Col Genoa erano 20, tanto per fare un esempio. Con l’Islanda 7 reti (una ogni 106’) e 4 assist nelle ultime 9 presenze a fronte di un digiuno, in serie A, che va avanti 16 marzo scorso. Eppure Pioli non ha mai smesso di dargli fiducia e non ci sarebbe niente di strano se gliela confermasse (con una maglia da titolare) anche domenica sera a San Siro. Di certo, lui e la società, adesso si aspettano risposte forti.
STAFFETTA. E poi Piccoli. Perché con l’assenza (quasi sicura) di Kean sarà l’ex Cagliari il punto di riferimento assoluto dell’attacco. Così come, numericamente, in azzurro aveva preso il posto di Moise. Si è trasferito in un club importante come la Fiorentina, ha da poco trovato il primo gol (contro il Sigma) e un po’ a sorpresa ha avuto pure la gioia della prima convocazione in Nazionale. In attesa di poter giocare di nuovo insieme, con un affiatamento da migliorare, adesso il compito di Piccoli è quello di non far rimpiangere Kean. Missione difficile, certo, ma del resto è stato preso (anche) per questo.
Di
Redazione LaViola.it