Bel primo tempo della Fiorentina, ma senza gol: è il rimpianto più grande. Poi un calo fisico evidente, fino alla beffa finale
Una palla, una sola, al giustiziere El Kaabi, ancora lui, e il mondo crolla addosso alla Fiorentina. Seconda finale di Conference, seconda sconfitta. Ma così fa più male. Peggio dell’anno scorso con West Ham, quando Bowen infilò i viola al 90°. Qui siamo ai supplementari, mancano quattro minuti ai rigori che ormai tutti si aspettano, e nessuno ha considerato El Kaabi. Forse perché ha giocato la peggior partita della sua strabiliante stagione. Non ha toccato una palla buona, non ha mai tirato, Milenkovic e Martinez Quarta lo hanno soffocato. Il peggiore. Poi il pallone tagliato di André Horta, e l’istinto del rapace d’area che riemerge, un anticipo con scatto felino, la palla che supera Terracciano. È finita, scrive La Gazzetta dello Sport.
ANCORA CONFERENCE. Niente coppa. Italiano resta a zero dopo l’ennesima finale persa. C’è poco da imprecare contro il cielo: c’è stata una Fiorentina bella e promettente per un tempo, purtroppo senza gol, e poi una che s’è piegata su se stessa, sempre più irriconoscibile con il passare dei minuti, stanca, dimentica del suo bel gioco. Questo ha dato coraggio a un Olympiacos che poteva essere messo sotto, ma è ripartito a testa bassa, grintoso, organizzato, senza stelle, escluso El Kaabi, e nella storia perché prima squadra greca a vincere una coppa europea. Seconda coppa anche per Mendilibar, l’antiItalia, dopo il Siviglia. Per la Fiorentina è il primo ko europeo in stagione e la quinta finale persa su sei. Si chiude dolorosamente anche per il calcio italiano: nelle prossime coppe soltanto otto squadre, la Fiorentina per il terzo anno di fila andrà in Conference, niente da fare per il Torino.
SENZA GOL. Peccato però. La Fiorentina del primo tempo ha soltanto una colpa: non segnare. Purtroppo, è uno dei casi in cui le statistiche non tradiscono. Nessuno tira come i viola in Conference, ma la percentuale di precisione è la più bassa. Bonaventura conferma, prima mangiandosi un rigore in movimento dopo 20′, e pochi secondi dopo facendosi anticipare in uscita da Tsolakis. Queste cose si pagano caro. Per com’era messo l’Olympiacos, poteva essere un colpo letale. Ai greci non riusciva niente di quanto visto con l’Aston Villa e non soltanto per demerito degli inglesi. È che tatticamente questa Fiorentina, la prima, ha poco da invidiare alla quarta della Premier: sa sfuggire alla pressione alta, attacca con un possesso elegante, muove gli esterni in sovrapposizione alle ali e, non secondario, taglia qualsiasi collegamento con lo spauracchio El Kaabi, tredici gol in queste coppe, zero assoluto per 116′ in finale.
IL CALO. Così tatticamente superiore, la Fiorentina, che mette in difficoltà l’Olympiacos sul suo terreno preferito, negandogli le ripartenze e costringendolo ad alzarsi per poi ritrovarsi sbilanciato dietro. Quella che rientra dopo il tè è un’altra Fiorentina. I viola rinunciano a costruire il gioco dal basso, con quella ragnatela di passaggi che aveva disorientato i greci per un tempo. Si avverte il calo fisico, come se la sessantina di partite stagionali fosse piombata addosso d’improvviso. Non si spiega altrimenti come Dodò e Biraghi decidano di fare i terzini e non le ali, Kouame non trovi più la profondità e Bonaventura la regia. Eppure è l’ivoriano ad avere l’occasione più bella, sempre su contropiede, ma il tocco è “sporco” e Tsolakis vola in acrobazia. I supplementari scivolano tra preoccupazione, gambe stanche e inevitabile confusione tattica. Ma quando i rigori sembrano inevitabili la palla arriva a El Kaabi che anticipa Ranieri sul primo palo, tornando l’implacabile goleador, e per Terracciano e la Fiorentina finisce qui. Ancora una volta.
Di
Redazione LaViola.it