Buona la prima per la Fiorentina di Stefano Pioli. Ci sono i presupposti per provare a sognare. Ora altre tre riprove
Chi ben comincia è già a metà dell’opera. Nel caso della Fiorentina non è soltanto un proverbio, ma è ciò che sta realmente facendo la differenza. Sulla carta, fin qui, non c’è stata una mossa sbagliata: esce Palladino entra Pioli, rinnovo di De Gea, riscatto con sconto di Gudmundsson, permanenza di Kean, innesto di Sohm, Dzeko, Fazzini e Viti, permanenza di Dodo e prossimo arrivo di Piccoli. Prima gara ufficiale 0-3, qualificazione in Europa ipotecata, a tratti discrete trame di gioco, possibilità di gestire un po’ di energie in ottica doppio confronto e soprattutto annichilimento sul nascere di qualsivoglia tipo di dubbio o perplessità. Riassumendo: legittimazione dei sogni di gloria.
SOGNARE. Certo era la prima, la stagione è lunga e insidiosa, dinanzi c’era un avversario non di primissimo livello, è calcio d’agosto etc. Giusto essere prudenti, ma questo è anche il momento in cui si può sognare. Anzi, si deve sognare. Dodici mesi fa il clima era opposto. C’erano grandi perplessità sul tecnico, sulle sue idee di calcio e sulla sua inesperienza, su alcuni innesti che non davano garanzie, sulla volontà di rilanciare alcuni giocatori normali (per non essere ingenerosi) e sul grande ritardo sul mercato. E infatti quella Fiorentina cominciò malissimo, con 5 pareggi nelle prime 5 contro una formazione modesta come il Puskas (che valeva la metà degli ucraini), due retrocesse (affrontate in casa) e un’altra che si è salvata a pochi minuti dalla fine del campionato. La rotta venne poi raddrizzata, anche se quell’inizio fu traumatico. E il finale non è stato propriamente esaltante.
OPPOSTI. Le premesse con cui è partita questa stagione sono del tutto differenti. C’è un tecnico ‘top’ ed esperto, c’è stata la conferma di calciatori che spostano gli equilibri unita a innesti importanti, e ancora non è finita qui. L’asticella è stata alzata da subito, a parole ma anche nei fatti. Sembra un altro mondo la Fiorentina di oggi rispetto a quella di dodici mesi fa. Adesso sì, ci sono tutti i presupposti per fare davvero quel salto di qualità che questa piazza chiede.
TAPPE. Presupposti che, ovviamente, dovranno trovare ulteriori riprove sul campo. Domenica a Cagliari, poi il ritorno col Polissya per chiudere la pratica e accedere al girone di Conference, quindi il Torino sono le prossime tre tappe. Andare alla prima sosta col rafforzamento di questo clima d’entusiasmo potrebbe dare altra linfa vitale ai sogni di gloria di cui sopra. L’obiettivo è stato dichiarato: provare a vincere un trofeo e lottare per la Champions. E’ un obiettivo, non solamente un’ambizione. Con tutte le differenze del caso.
Di
Gianluca Bigiotti