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Calcio italiano in crisi. La controtendenza di Commisso e della Fiorentina, tra giovani, infrastrutture e denuncia di problematiche che nascono da lontano

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Calcio italiano in crisi dopo il flop degli azzurri. La controtendenza di Rocco Commisso e della Fiorentina, tra giovani, infrastrutture e denuncia di problematiche che nascono da lontano e che riemergono con forza solamente oggi

Mentre il mondo del calcio italiano si interroga su cosa non abbia funzionato per la seconda esclusione consecutiva dal Mondiale, tornano in ballo parole e concetti che spesso riempiono le bocche di chi dirige il sistema calcio, ma che poi restano solo, appunto, parole. Riecco emergere l’esigenza di infrastrutture adeguate, l’importanza maggiore che dovrebbe essere data ai settori giovanili, un ‘tetto’ da imporre contro la presenza dei tanti stranieri in Serie A e tutta una serie di riforme strutturali a un mondo del pallone che, però, di fronte alla reale opportunità di cambiare resta sempre tale e quale.

EPPURE COMMISSODal primo giorno in cui Rocco Commisso mise piede a Firenze iniziò a porre l’accento su una serie di situazioni che, per il bene del calcio italiano ancor prima che di quello della Fiorentina, andavano riviste e/o modificate. Dalla raffica di tesserati non funzionali lasciati dalla precedente gestione (oltre, ovviamente, a calciatori che poi hanno fruttato copiose entrate) al tema infrastrutture, da intendere come stadio di proprietà e centro sportivo, passando per un sistema economico con regole non uguali per tutti e non rispettate allo stesso modo da tutti, fino al problema procuratori. Per non parlare di quanto facesse male al movimento calcistico italiano il fatto che vincessero sempre le solite, la Juventus su tutte. Già, proprio quella Juventus che pratica l’anticalcio, con un allenatore che percepisce 7 volte quanto quello della Fiorentina, perché il risultato è più importante di tutto, che contro avversari ‘normali’ riesce a strappare degli 1-0 insulsi che poi, in Europa, prende sempre e solo bastonate. In quanti facenti parte del sistema calcio si sono schierati con Rocco Commisso? Pochi, quasi nessuno, se non a parole. Era meglio contrattaccare come in questi anni hanno fatto Marotta, Agnelli, Nedved, Cairo etc etc. Chissà che poi, alla fine, alcune indagini su plusvalenze, procuratori e bilanci non portino a qualcosa…Ma siamo in Italia, appunto.

AGENTI E STRANIERI. Capita, quindi, che un procuratore che muove i fili di un allenatore che approda in un club piazzi nello stesso una raffica di giocatori della sua scuderia, ovviamente stranieri. Come accaduto alla Lazio con Sarri e Ramadani, alla Roma con Mourinho e Mendes, e come sarebbe potuto accadere alla Fiorentina con Gattuso e Mendes. Nel frattempo, invece, altri club gonfiano i conti facendo affari sempre con gli stessi (Genoa-Inter, andata e ritorno), altri ancora dichiarano che ‘Vlahovic voleva solo la Juventus. Ma non avevamo già l’accordo con il calciatore prima di averlo trovato con la Fiorentina’ (certo, come no…), che un club sia dello stesso proprietario di un altro fino a metà stagione, poi si vedrà, pieno di giocatori di categoria inferiore, e che la ‘periferia’ della Serie A sia infarcita di calciatori presi dall’estero perché costano meno, perché la tassazione è vantaggiosa e altri motivi che hanno reso la Serie A un’accozzaglia di nomi piuttosto che la patria del calcio. Lo stesso, ad esempio, lo ha vissuto sulla propria pelle la Fiorentina, che negli ultimi anni si è trovata a preferire acquisti dall’estero perché, come detto da Barone e Pradè giusto pochi giorni fa, “finchè il Decreto Crescita, con una tassazione agevolata, è così forte per quello che riguarda gli stranieri, il nostro movimento, il nostro settore giovanile è fortemente penalizzato. I costi, tra uno e l’altro, sono veramente ingenti e tantissimi. Per quello che riguarda la formazione crea grandissime difficoltà per tutti i vivai delle squadre italiane. Questa è una cosa che va assolutamente rivista perché il talento dobbiamo sfruttarlo ed è una cosa che un direttore insieme ad una società si deve chiedere”. Guardarsi indietro e pensare a chi rimaneva in panchina nelle Nazionali dell’Italia di venti-trent’anni fa e chi va in campo oggi mette i brividi. Il decreto crescita, appunto, quello creato per emulare la tassazione agevolata che esisteva in Liga anni fa, per cui quasi tutti i campioni volevano andare in Spagna, lasciando macerie dal punto di vista dei conti in svariati club iberici, che ha portato una raffica di figurine ad approdare in Serie A dall’estero, da Ribery a Ronaldo, Giroud ma anche Kokorin etc, piuttosto che favorire e difendere il proprio prodotto interno.

CONTROTENDENZA. In controtendenza alla raffica di aspetti che non funzionano nel calcio di oggi, al di là di operazioni fatte perché molto meno costose di altre a livello di tassazione, c’è la Fiorentina. Col Viola Park, con l’attenzione al settore giovanile, con le tante affiliazioni con le realtà del territorio, con la ricerca di un’identità che possa dare al calcio una svolta in ottica futura, che parte della Prima Squadra con un allenatore (che meriterebbe lui di percepire 7 volte l’ingaggio che prendono altri dalle teorie ormai superate) e che arriva all’ultimo tecnico del settore giovanile. Sarebbe stato bello anche avere uno stadio di proprietà che permettesse al club di fare un salto di qualità anche dal punto di vista degli introiti, ma ormai lo hanno capito anche i muri che in Italia, per fare ciò, serve andare oltre un muro di burocrazia che ha obbligato tutti i vari vivai della Fiorentina, che a livello giovanile è tra i club più vincenti in assoluto (3 Coppe Italia Primavera di fila, giusto per fare un esempio), di doversi allenare in campi sperduti nell’hinterland della città, con campionati professionistici che esprimono qualità bassissime se non improponibili, in cui troppo spesso conta solo il denaro e che oggi premiano la Juventus, domani l’Inter, dopo domani il Milan e stop, come accade da decenni a questa parte. E vivaddio che ci sono, invece, realtà come la Fiorentina, che col percorso intrapreso dopo una serie di errori sta ribaltando le gerarchie di un sistema che ha mille falle, lacune e problematiche che qualcuno aveva provato a sottolineare, salvo poi ritrovarsi attaccato da altre società e lobby varie. Il percorso è ancora lungo, tuttavia. A maggior ragione, in questo finale di stagione, potrebbe essere un gran bel segnale riuscire a centrare l’Europa.

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