Il Gallo dà tanto alla manovra della Fiorentina, ma non basta: servono urgentemente i suoi gol
Da quando è arrivato alla Fiorentina, Andrea Belotti la maglia da titolare non se l’è mai tolta di dosso. Trasferta di Lecce a parte (quando era arrivato da pochi giorni), il Gallo ha giocato dal primo minuto tutte le restanti sette partite di Serie A in maglia viola, riposando solo nell’andata degli ottavi di Conference col Maccabi Haifa per poi riprendersi la maglia da titolare al ritorno.
Non serve un genio per capire come mai Italiano abbia fin da subito fatto di Belotti il suo centravanti titolare. Infatti, il lavoro per la squadra del classe 1993 è encomiabile: in ogni minuto in cui è in campo il Gallo lotta come un leone con i difensori avversari, avendo spesso la meglio nei duelli e fornendo sponde preziose per i compagni. Non solo, perché Belotti si applica molto anche nel pressing e nei ripiegamenti in fase di non possesso.
A ciò si aggiunge la scarsa concorrenza rappresentata da Nzola, che in campo ha quasi sempre mostrato un atteggiamento diametralmente opposto a quanto appena descritto, scivolando definitivamente in panchina dopo l’arrivo dell’ex Roma. L’altro concorrente per il posto, Beltran, proprio dall’arrivo a Firenze del Gallo si è spostato definitivamente nella posizione di trequartista nel 4-2-3-1 di Italiano. La manovra della Fiorentina ha sicuramente tratto giovamento dall’applicazione e dalle qualità di un centravanti come Belotti, il migliore visto a Firenze dai tempi di Vlahovic per quanto concerne quello che spesso viene definito ‘lavoro sporco’.
C’è un enorme ‘però’ in questa analisi. E riguarda la casella dei gol realizzati. Belotti è fermo a uno, quello segnato col Frosinone lo scorso 11 febbraio, alla sua prima presenza da titolare in maglia viola. Consolano solo in parte i due assist serviti ai compagni contro Lazio e Roma, perché al centravanti si chiedono i gol. Soprattutto se la squadra in cui giochi è la Fiorentina, che con la carestia di reti dei centravanti (e con le cifre realizzative in generale) ha un problema cronico.
La partita col Milan è un perfetto esempio di pregi e difetti di Belotti. Un’ottima gara disputata a duellare con i difensori rossoneri, tante sponde per i compagni, recuperi palla (due), un salvataggio sulla propria linea di porta a dimostrare il grande spirito di abnegazione, diverse conclusioni verso la porta (ben sei) ma zero gol. Non sempre si parla di demeriti: nel secondo tempo, Maignan è stato super nel neutralizzare un suo gran destro. Nel primo tempo, però, Belotti ha sprecato la più grande occasione capitatagli – quella generata dal gran suggerimento di Ikoné – prima allargandosi troppo con il controllo palla, poi tirando addosso al portiere del Milan in uscita.
Dopo il biennio difficile a Roma, il Gallo sembra aver perso la confidenza con il gol che aveva mostrato nei suoi anni migliori a Torino. D’altra parte, la storia del calcio è piena di giocatori che fanno fatica a ritrovare il feeling con la rete dopo stagioni buie. In vista di un aprile stracolmo di impegni, però, non può bastare il lavoro sporco: la Fiorentina ha un bisogno assoluto dei gol di Belotti. E ne ha bisogno anche lo stesso attaccante italiano, per dimostrare di essere ancora un centravanti di prima fascia.
Di
Marco Zanini