Anno 2025, tempo di bilanci: un cortocircuito (e un controsenso continuo) con vista Serie B
Da Palladino a Vanoli, passando per Pioli, Pradè, un mercato fallimentare e l'incubo retrocessione verso il centenario
Con il finale d'anno è spesso tempo di bilanci. Un annus horribilis, il 2025, per la Fiorentina. Un anno di grande cortocircuito, un controsenso continuo. Scelte sbagliate, incomprensibili. Che hanno portato a mesi di tracollo verticale senza paracadute. All'orizzonte un 2026 con più paure che flebili speranze, perché verso il centenario è sempre più concreto l'incubo Serie B. Qualcosa di inimmaginabile in estate, quando si parlava di Champions e via dicendo.
LE PREMESSE. Eppure, sottolineano in tanti, i nodi vengono al pettine quando nel calcio regna l'improvvisazione, la mancata programmazione e visione futura. Quando si gestiscono milioni e milioni senza un filo logico. Dopo anni in cui allenatori ed exploit dei singoli hanno 'retto la baracca', la barca è naufragata proprio nell'estate dei 90 milioni spesi sul mercato, del ricco triennale fatto ad un tecnico e del rinnovo a cifre record del centravanti. I prodromi del disastro attuale si erano materializzati prima di giugno. In coda ad una stagione con il record di punti in campionato per la gestione Commisso, con un 6° posto valso però ancora solo la Conference, con le coppe abbandonate troppo in fretta. Una stagione, la scorsa, con una lunga 'battaglia interna' tra allenatore e direttore sportivo, chiusa con le dimissioni di Palladino che il giorno prima era stato definito "come un figlio" dal presidente. E con la contestazione aperta dei tifosi.
MILLE CONTRADDIZIONI. Contestazione messa da parte in estate, con un mercato a cifre record ma ricco di contraddizioni. I tanti acquisti da club di bassa fascia ma pagati a peso d'oro (Piccoli, Sohm e via dicendo), il raddoppio (e più) dell'ingaggio di Kean per alzare di 10 milioni la clausola estiva, con il conseguente arrivo di Dzeko, dello stesso Piccoli e di Nicolussi Caviglia assistiti dallo stesso agente. I proclami di alte ambizioni, la difesa dei migliori della passata stagione ma anche una rosa costruita male e sbilanciata. Prendendo un allenatore – pagato anche lui a peso d'oro – per fare un modulo (il 3-5-2 e conseguenti declinazioni) dopo che negli ultimi anni aveva giocato in tutt'altro modo (4-2-3-1 e simili). Contraddizioni continue che poi si sono ripercosse sul campo. Dove proprio quei 'pilastri' confermati a gran forza hanno poi tradito partita dopo partita, dal portiere al centravanti, dal capitano agli ultimi acquisti. Senza che l'allenatore riuscisse a capirci niente. Men che meno la società.
SENZA PIU' TEMPO. Le dimissioni di Pradè per dare una scossa mai arrivata, la presenza dell'ex ds al Viola Park nonostante tutto, la promozione di Goretti, dopo quella a suo tempo di Ferrari che non ha mai pensato di fare passi indietro visti anche i diretti rapporti con Commisso, fermo a sua volta negli States per problemi di salute. Ma pronto a confermare la fiducia di tutti, sempre e comunque. In mezzo a mesi di silenzi assordanti. Scelte forti e decisive da prendere, senza nessuno in grado (per capacità o responsabilità) di prenderle. E così via ad un lungo immobilismo, dichiarazioni allucinanti, belle atmosfere, svolte vicine eccetera. Repertorio decisamente lungo e fresco nella memoria. Mentre i tifosi, a suon di comunicati, hanno definitivamente rotto con questa proprietà. Ora una nuova attesa, per un Fabio Paratici destinato a prendere pieni poteri per l'area tecnica. Ma la Fiorentina non ha più tempo, è stra-ultima in classifica, deve correre e rincorrere, programmare un mercato di gennaio che diventa l'ultimissima ancora di salvezza per una stagione maledetta. Eppure si partirà ancora una volta in ritardo, alla fine della prima settimana di gennaio verosimilmente, con il prossimo ex Tottenham che necessariamente dovrà prendere contatto con il mondo viola prima di fare l'annunciata mezza rivoluzione. C'è intanto ovviamente Goretti, ma le scelte importanti dovrà prenderle Paratici.
DI RINCORSA. E l'allenatore? Vanoli non ha risollevato niente, a differenza di altri (De Rossi, Spalletti, Palladino, l'anno scorso Ranieri a Roma eccetera). Ma non rischia la panchina, sia perché si aspetta proprio Paratici, sia perché il club è convinto che si siano visti passi avanti nelle ultime settimane. Eppure nel filotto di partite dove tutti speravano potesse iniziare la risalita, è stata vinta solo una partita (e come è stata vinta, con l'Udinese per tutta la gara in 10), a fronte di altre tre sconfitte con Sassuolo, Verona e Parma. Alla faccia dei passi avanti, insomma. Con Pioli almeno i viola erano a -2 punti dalla salvezza, con 6 partite su 10 contro squadre che giocano per l'Europa, ora sono a -5 dalla quart'ultima dopo aver giocato 5 partite delle ultime 7 con formazioni di medio-bassa classifica. La Fiorentina si avvicina al giro di boa con un altro scontro diretto al Franchi, avendo però già perso quasi tutte le altre sfide salvezza (a parte Cagliari, Genoa e Pisa). Anche per questo la rincorsa è complicatissima. Cinque punti da recuperare sulla quart'ultima, un calendario che dopo la Cremonese sarà ancora una volta in salita (Lazio, Milan e Bologna in fila). Per evitare la retrocessione nel 2026, l'anno del centenario, servirà un mezzo miracolo. E forse qualcosa in più.



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