Amrabat ‘play’, atto IV. Con l’uscita di Erick Pulgar toccherà al marocchino fare le veci di Torreira, senza più margini di errore. L’ex Hellas deve rilanciarsi
Per un Erick Pulgar che esce, c’è un Sofyan Amrabat che resta. I ruoli di partente e di vice-Torreira, dopo settimane e mesi di voci e rumors, si sono invertiti sul rush finale del calciomercato invernale. Sarà il cileno a lasciare la Fiorentina, mentre il marocchino rimarrà a Firenze per ricoprire il ruolo di alternativa all’uruguagio, assoluto intoccabile nelle dinamiche di gioco di Vincenzo Italiano.
TANTA SALUTE LUCAS. Il cileno andrà a giocare in Turchia, dopo aver trascorso una prima parte di stagione tormentata tra infortuni e problematiche varie, per tornare a Firenze a fine stagione. Poteva lasciare la Fiorentina già la scorsa estate, ma alla fine Italiano spinse per tenerlo. Ma Pulgar, adesso, ha sentito il bisogno di andare a giocare. Impossibile, d’altronde, scalzare Torreira dalla casella di mediano-regista davanti alla difesa di questa Fiorentina. Da qui la decisione di avallare la partenza dell’ex Bologna. L’augurio, ovviamente, è che Torreira non prenda neanche un raffreddore (aver preso il Covid-19 in questa sosta potrebbe, paradossalmente, aver aiutato la causa viola), perché fin qui è stato semplicemente indispensabile. Se gira lui, gira la Fiorentina. Quando non c’è si vede, così come quando è uscito anche per pochi minuti nei finali di alcune partite. Soprattutto quando al suo posto, in quelle rare volte in cui Italiano gli ha fatto tirare il fiato, è subentrato Amrabat.
REBUS. Con la partenza di Pulgar, di fatto, Amrabat passa dal ruolo di esubero a quello di prima alternativa ad un calciatore chiave, in una casella tattica chiave. L’ex Hellas, fin qui, ha deluso, e non poco. Con Iachini si venne subito a creare l’enigma sul ruolo: “E’ stato lui a chiedermi di voler giocare davanti alla difesa, come fa in Nazionale. Per me può fare il regista”, disse l’attuale tecnico del Parma. Prandelli, invece, sottolineò più volte i limiti nell’impiegarlo in quel ruolo, con quel “secondo me non è un regista” e un rapporto tra Amrabat e lo stesso tecnico di Orzinuovi mai decollato (per usare un eufemismo). Anche Italiano non usò giri di parole: “Non può limitarsi a fare ciò che faceva in un centrocampo a due. Un calciatore così giovane deve cercare sempre di migliorarsi e adattarsi ai diversi sistemi di gioco. Con la forza e le qualità che ha, non può avere delle limitazioni sul proprio utilizzo e su questo sono stato chiaro. Si dovrà adattare velocemente a quello che proporremo. Amrabat ha dato la sua disponibilità ed è rimasto felicissimo alla Fiorentina, però deve essere bravo a rispettare alcune regole sui movimenti che chiedo in campo”. Questo lo disse prima di utilizzarlo part-time a inizio stagione, anche perché reduce da un’operazione per risolvere problemi di pubalgia effettuata proprio a fine estate, salvo poi ricevere risposte non proprio incoraggianti dal campo.
BOCCIATURE. In questa prima parte di campionato Amrabat è partito dal 1’ solo una volta, a Venezia, con risultati non certo esaltanti, anzi. In Laguna Amrabat sprecò molto di quanto di buono aveva fatto vedere in alcuni ingressi a gara in corso. Non era andato male, infatti, a Bergamo come a Udine, subentrando con un piglio diverso rispetto a come faceva l’anno scorso, dimostrando almeno voglia di ri-mettersi in discussione. Da quella gara in poi, tuttavia, non ha più visto il campo da titolare, se non col Benevento in Coppa Italia, anche lì non certo esaltando. E anche quando è subentrato, tra Juventus, Empoli e Bologna, si è vista una differenza abissale con Torreira (con la Juve perse il pallone che portò al rosso di Milenkovic).
ATTO IV. La non convocazione per la gara di Verona a fine dicembre per ‘motivi personali’, con la Coppa D’Africa a seguire, pareva poter essere il segnale di un ormai prossimo addio, o quantomeno arrivederci. Tra rumors e sondaggi di Torino, su spinta di Juric, Napoli e Tottenham, alla fine Amrabat è rimasto. Non è in dubbio che il suo valore di mercato sia precipitato, dopo che il club viola lo aveva pagato oltre 20 milioni di euro. Così come non è in dubbio il fatto che Amrabat, adesso, dovrà velocizzare il proprio percorso di crescita (non a caso è uno dei pochi che non ha beneficiato della cura del neo tecnico viola). Italiano è sempre stato chiaro su di lui e con lui. Dopo quanto accaduto con Iachini, Prandelli e col Venezia con Italiano, parte per Amrabat una sorta di atto IV, con ormai pochissimi margini d’errore. La carta Bianco, inoltre, potrebbe essere rispolverata, ma più avanti, soprattutto nel caso in cui la Fiorentina dovesse ritrovarsi lontana dalla corsa all’Europa (cosa che nessuno si augura, ovviamente).
Di
Gianluca Bigiotti