Ancora una volta i minuti finali sono fatali alla Fiorentina, che subisce gol decisivi nello stesso modo con cui ha dilapidato punti e traguardi
Nel caso in cui fosse andata ai supplementari, in inferiorità numerica, per la piega che aveva preso la partita, sarebbe riuscita la Fiorentina a resistere all’Atalanta e a raggiungere la finale di Coppa Italia? La domanda è lecita. Dev’essersela posta anche Italiano, come ha lasciato intendere il tecnico viola nelle dichiarazioni post gara nel motivare lo sbilanciamento offensivo sul gol del 3-1. Sarebbe servito un episodio favorevole per far gol ai nerazzurri, o tanta fortuna nell’arrivare almeno ai tiri dal dischetto. Ma non c’è la riprova. Il dato di fatto è che, come a Praga, la Fiorentina ha perso una gara decisiva nel recupero e nello stesso modo, perché ha rischiato provando a far male agli avversari e venendo, puntualmente, castigata. Col West Ham, ovviamente, non c’era una situazione di inferiorità numerica, era una Finale (europea) e il campo aveva detto che non c’era il divario che si è visto nei confronti dell’Atalanta a Bergamo, perciò quell’errore collettivo, di singoli e forse imputabile anche alle richieste di Italiano è decisamente più grave di quanto si è visto coi nerazzurri di Gasp, ma ancora una volta resta l’epilogo, il solito.
FINALI. In questa stagione, considerando tutte le competizioni, sono 13 i gol incassati dalla Fiorentina nel lasso di tempo che va dal 75’ al fischio finale, che sui 56 totali subiti vuol dire 23%. Non tutti sono stati decisivi, come i due incassati dal Napoli in Supercoppa, quello del 2-0 segnato dal Bologna o quello del Maccabi Haifa a Firenze. Altri sono stati pesantissimi, visto che con Lazio all’andata e Roma al ritorno la Fiorentina ci ha rimesso uno e due punti, mentre a Lecce ne ha lasciati tre passando da 1-2 a 3-2, tutte reti incassate nei minuti di recupero, come le due prese a Bergamo.
Per quanto nel bilancio si debba tener conto anche delle gare che, in virtù della volontà di rischiare per provare a vincere, hanno portato ad un finale di partita vittorioso, rimane quel senso di ‘spreco’, quasi di follia, per aver gettato tutto al vento nel medesimo modo. In questo rientra anche il rosso a Milenkovic, la difesa alta che dà e toglie, soprattutto in relazione a qualità e caratteristiche dei difensori, ma anche i momenti di partita e stagione in cui tutto ciò accade. ‘Accettare il rischio’, ancora una volta, ha portato al medesimo triste finale (per quanto quell’atteggiamento avesse permesso ai viola di trovare il gol dell’1-1).
MATURAZIONE. Quella necessità di crescere a livello di singoli, collettivo e guida tecnica è ancora il ‘manifesto’ di questa Fiorentina, che continua ad essere l’eterna incompiuta che nei momenti che contano fa i soliti errori che gli avversari sfruttano e capitalizzano e su cui non resta far altro che recriminare. Il detto ‘sbagliando si impara’, d’altronde, non sembra attecchire in questo gruppo. La speranza è che col Club Brugge e/o nell’eventuale finale di Conference si possa dire il contrario.
Di
Gianluca Bigiotti