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Zazzaroni: “Presidenti, ci vuole passione. Da Palermo a Firenze: calcio è solo disillusione”

Ivan Zazzaroni

Il direttore del Corriere dello Sport commenta la situazione di diverse presidenze del calcio italiano. Trovando diversi punti in comune…

“Presidenti, ci vuole passione”. Così Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, commenta in un editoriale il momento di tanti presidenti italiani. Dal Palermo alla Fiorentina. Le comprano per passione (sempre più di rado negli ultimi anni) oppure per far soldi apparentemente facili, o ancora per “changing business”, per urgenza di consenso e obiettivi politici, perché “è un’occasione imperdibile”, per semplice speculazione, molto spesso per cattiva informazione. Le comprano senza sapere di calcio e trascurando i problemi derivanti dalla gestione di un’azienda atipica, irregolare; un’azienda che chiede insistentemente denaro, idee, competenza e fortuna per produrre emozioni, risultati, profitti”.
 

“Le comprano carichi di entusiasmo e ottimi propositi ricevendo le prime e talvolta uniche gioie: ma dopo qualche anno in altalena emotiva si accorgono che il calcio pretende soltanto e non contempla la gratitudine, perché è un’industria nella quale uno vince e tutti gli altri perdono. Titoli, denaro e serenità. Quando poi il tifoso-cliente comincia a lamentarsi apertamente o scende addirittura in strada, quando i giornali e le tv non risparmiano critiche e accuse e insulti, quando il consenso sparisce per far posto all’indigeribile, angosciante protesta, cresce la voglia di mollare tutto ma non si trova qualcuno disposto a rilevare il pacchetto, diventato nel frattempo un pacco. 
Le difficoltà aumentano in modo esponenziale quando, quasi subito, i presidenti si rendono conto che i loro interessi e progetti raramente collimano con quelli dei colleghi della concorrenza e che è impossibile fare sistema e percorrere una direzione comune oltretutto in un Paese dominato dalla burocrazia e portato a moltiplicare gli ostacoli (penso anche a un Palazzo che nonostante il Sudafrica, il Brasile e la Russia non ha avuto la forza né la capacità di cambiare: mi aspetto la svolta da Gravina). 
E allora i presidenti diventano schiavi più o meno ricchi; schiavi di una situazione rischiosissima dalla quale sembra impossibile uscire. E le cose peggiorano sensibilmente poiché viene a mancare la voglia di lottare, investendo in qualcosa in cui non si crede più. 
Così, da Palermo, il caso attualmente più grave, a Firenze, da Roma a Milano, il calcio trasmette solo disillusione, l’opposto della speranza. Che è business. A questo punto direte: sei qui per raccontarci una verità incontrovertibile, senza speranza? Sei la Pravda o il Corriere dello Sport? Sai cosa sono i sogni? Lo so, lo so. E infatti il sogno continua, la speranza è in vendita. Anche in regalo. Ammesso che i presidenti abbiano soprattutto voglia di divertirsi. Il calcio è vietato agli imprenditori assennati. Ridateci i Ricchi Scemi di Onesti”.
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