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Venuti: “Non sono rimasto per la mancanza d’affetto di pochi. Mi erano state fatte promesse, ma…”

Venuti

Le parole del terzino fiorentino che ha appena lasciato i viola: “Sarei rimasto a vita, ma gli ultimi mesi fuori dal progetto tecnico e senza motivazioni”

Torna a parlare Lorenzo Venuti sulle pagine del Corriere dello Sport – Stadio. ‘Lollo’ si presenta all’intervista con la maglia del ‘Collettivo’, e racconta: «Passati i brividi per il saluto dei tifosi? No, per niente. Credo che nella storia della Fiorentina la Fiesole avrà riservato solo a un altro paio giocatori una festa così. Ma l’affetto del tifo per me non si è limitato solo a quel momento in questi quattro anni. E in tal senso mi spiace che sia stato per la mancanza d’affetto di pochi che non sono rimasto».

PROMESSE NON MANTENUTE. «Non credevo che non mi sarebbe stato rinnovato il contratto: mesi fa mi erano state fatte promesse a cui però non hanno seguìto i fatti. In più di un’occasione erano stati spesi complimenti nei miei confronti da parte del club, frasi nelle quali ho riposto fin troppa fiducia. A gennaio ho capito che me ne sarei andato via a zero e, lo ammetto, non è stato semplice concludere l’anno».

ULTIMI MESI. «Provi lei a dare il massimo sapendo di essere fuori da un progetto tecnico. Gli ultimi sei mesi a Firenze sono stati spinti avanti da un’inerzia di cuore, perché mi erano venute a mancare le motivazioni. Il mio amore incondizionato per la maglia viola, però, mi ha spinto ad andare avanti. Fosse dipeso da me, mi sarei legato a vita alla Fiorentina».

ETICHETTA. C’è qualcosa che vorrebbe cambiare del suoi anni a Firenze? «Non mi rimprovero nulla ma se c’è qualcosa che vorrei cancellare è quell’etichetta di “giocatore solo cuore” che mi è stata data. Se ho collezionato 100 presenze con la Fiorentina vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto. Ogni anno partivo come seconda scelta ma alla fine ho giocato una media di 25 gare l’anno». 

ERRORI. Qualche errore, però, lo avrà pur commesso… «Potrò avere sbagliato su un gol ma chi nel calcio è infallibile? Quello che però mi dispiace è che quelle mancanze che ho avuto siano state evidenziate in modo eccessivo».

PARAFULMINE COME BIRAGHI. «Mi è successo più volte di sentirmi un parafulmine, sia con la società che con i miei compagni. Ma l’ho fatto perché mi sentivo di farlo e non mi pento di aver recitato questo ruolo. Quando ti esponi, sei consapevole di poter andare incontro alle critiche».

SENZA UN TROFEO. Cosa è mancato alla sua Fiorentina per vincere un trofeo? «L’esperienza di giocare a certi livelli. E lo stesso discorso vale anche quando negli anni scorsi abbiamo lottato per la salvezza: non eravamo abituati». 

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