Il ricordo di una serata che ha cambiato per sempre il significato di questa stagione ed il senso del percorso di Edoardo Bove
Era una tranquilla domenica pomeriggio. Il sole aveva illuminato il cielo di Firenze fino a poche ore prima, lasciando poi spazio all’atmosfera elettrica del Franchi. Le tribune erano gremite, il tifo vibrante. In campo, Fiorentina e Inter: ventidue giocatori pronti a contendersi un posto tra le grandi del campionato.
Io ero lì, seduto nel parterre della tribuna laterale, a pochi passi dalla bandierina del calcio d’angolo. Mai avrei immaginato che quell’ambulanza, parcheggiata a pochi metri di distanza e che poco prima aveva “rovinato” lo scatto della coreografia della Fiesole, sarebbe diventata protagonista della serata.
ORE 18.00. Fischio d’inizio. La Fiorentina parte bene, creando più di un’occasione. L’Inter risponde: ripartenza fulminea, dormita della difesa e gol di Lautaro. Ma è fuorigioco. Si resta sullo 0-0.
ORE 18.17. Minuto 17. Il gioco è fermo per un controllo del Var. Dalle parti della panchina viola Edoardo Bove si cambia la maglietta dopo un contrasto con Dumfries. Fa un gesto alla panchina: ha un giramento di testa. Si accascia per un istante, poi si rialza. Fa due passi. Crolla.
Il tempo sembra fermarsi. La drammaticità della scena è immediata. I giocatori dell’Inter più vicini richiamano disperatamente i sanitari. Cataldi è il primo a intervenire, cercando di evitare che la lingua ostruisca le vie respiratorie del calciatore. Palladino, Ranieri, Gosens e altri corrono verso la bandierina. Indicano l’ambulanza, chiedono che entri subito in campo.
Dagli spalti si percepisce l’angoscia. In campo si lotta contro il tempo, sugli spalti si lotta contro la paura. La situazione è surreale, le urla sono concitate. Gli occhi lucidi dei compagni, le mani nei capelli degli avversari. Sono attimi interminabili. Ma l’intervento dei medici è fulmineo: quattro minuti. Quattro minuti che fanno la differenza tra il dramma e la speranza.
Bove viene caricato sull’ambulanza, in arresto cardiaco. La corsa verso Careggi è scortata dalle sirene della polizia. In ospedale, i medici agiscono con rapidità: viene sedato, intubato, stabilizzato. Gli esami confermano la gravità del malore. Poi, i giorni di apprensione. La lenta ripresa. Il sollievo quando le notizie migliorano. Infine, l’intervento per impiantargli un defibrillatore sottocutaneo. Il verdetto è chiaro: non potrà tornare in campo. Ma potrà tornare a vivere. E questo, ora, è ciò che conta di più.
Sessantasette giorni dopo.
La classifica è cambiata, gli equilibri tra Fiorentina e Inter non sono più gli stessi. I nerazzurri stasera si giocano la vetta della classifica. La Fiorentina cerca invece la misura delle proprie ambizioni. Ma per Edoardo, tutto è cambiato in modo ben più profondo.
Stasera sarà di nuovo lì, in quel campo, a sedere sulle sedie di quella panchina. Non più da protagonista del campo, non più con gli scarpini ai piedi. Ma con il sorriso di chi ha vinto la partita più importante. Quella per la vita. E allora ne siamo certi: a prescindere dal risultato, la giocata più bella arriverà da bordo campo. Il sorriso di Edoardo Bove, voto 10 in pagella di questo Fiorentina-Inter.
Di
Francesco Massimo Ascione