Le imprese contro Atalanta e Milan, ma anche le grosse delusioni contro Venezia, Torino e Lazio. Con l’Empoli c’è bisogno della miglior Fiorentina
Una sosta non proprio in serenità per Vincenzo Italiano, rimasto a lavorare senza i 10 Nazionali al centro sportivo in questi giorni. In più si è aggiunta la preoccupazione per le condizioni di Piatek, acciaccato in Polonia: il centravanti farà di tutto per giocare martedì il playoff Mondiale contro la Svezia, ma ci sarà da capire come tornerà poi a Firenze. Difficile, insomma, che sia al 100% contro l’Empoli. Una gara senz’altro insidiosa, come insegna il derby dell’andata al Castellani, con il beffardo 1-2 nei minuti finali. In più un Arthur Cabral alla ricerca della miglior condizione, Bonaventura ancora a parte, Odriozola che cerca di tornare al top e uno sguardo sempre fisso anche ai sudamericani (Torreira, Gonzalez e Quarta), che come sempre torneranno a ridosso del weekend. E poi Milenkovic, rimasto fuori dall’ultima gara della Serbia per un problema fisico: insomma, pensieri ce ne sono.
Di sicuro però lo stesso tecnico viola si aspetta di ritrovare, soprattutto, lo spirito di squadra che aveva visto a San Siro. Al di là dei singoli. Perché l’ha ripetuto spesso: la sua Fiorentina viaggia solo quando spinge forte sull’acceleratore. Quando approccia in un certo modo le gare. E le soste, si sa, non sempre permettono di riattaccare subito nel modo giusto la spina. Anche la Fiorentina lo ha fatto vedere, alternando ai rientri delle cinque pause stagionali alcuni exploit clamorosi a tonfi fragorosi.
A settembre infatti, al rientro dopo la prima sosta, arrivò quel 2-1 con l’Atalanta a Bergamo che dette convinzione e impulso a tutto il gruppo. Un successo esterno che permise di ripartire con entusiasmo. Ad ottobre, invece, la prima gara dopo la pausa costò una delle sconfitte più cocenti, quell’1-0 di Venezia con la Fiorentina incapace di rimontare il gol di Aramu. A novembre, poi, un altro momento di ‘up’, con il 4-3 al Franchi contro il Milan che esaltò Firenze. A seguire due rientri decisamente amari nel 2022: a gennaio, dopo non aver giocato contro l’Udinese, il pesantissimo 4-0 al passivo a Torino contro Juric, mentre a febbraio lo 0-3 del Franchi contro la Lazio. Due larghe sconfitte praticamente senza attenuanti.
Insomma, una continua altalena, un po’ come spesso è stata questa stagione per la Fiorentina. ‘Continuità’, la parola d’ordine di tecnico e società per questo finale di stagione. E per una Viola che prima della sosta aveva messo insieme 11 punti in 6 gare, ora c’è la necessità di ripartire bene. Di dar seguito al positivo pareggio di San Siro. Pur con le difficoltà dei singoli in questa pausa per le Nazionali. Ma la Fiorentina si giocherà tutto nelle ultime 10 (e si spera 11) gare della stagione, nel giro di 50 giorni.
Di
Marco Pecorini