Tornato in campo dopo mesi in campionato, il polacco ha giocato una quantità industriale di palloni. Dentro e fuori dall’area. E quella parata…
Ieri il giocatore che ha toccato più palloni è stato… Bartlomiej Dragowski: 80, di cui ben 51 nel primo tempo. Al secondo posto Demiral (69) e al terzo Gonzalez (68). La stranezza è il ruolo: Dragowski è il portiere viola e, al netto della dilagante tendenza alla costruzione dal basso, il dato fa riflettere. Da tempo gli allenatori scelgono il numero uno non solo in base alle mani (ossia all’abilità nelle parate), ma anche guardando i piedi. E se chiedete a dieci tecnici se ne vale la pena, almeno otto vi risponderanno che non ci sono dubbi: avere un portiere che aiuti nell’impostazione è considerato un grande vantaggio, perché consente di creare la superiorità numerica in avanti e di sorprendere gli avversari. Così scrive La Gazzetta dello Sport.
‘REGISTA’. Spesso il portiere è equiparato ai giocatori di movimento in fase di costruzione. Dragowski ha toccato 21 palloni fuori dall’area e ha effettuato 40 lanci, di cui 20 precisi. È stato il primo regista della squadra: Torreira e Amrabat, che si sono alternati davanti alla difesa, hanno giocato 49 palloni insieme. Sicuramente hanno inciso le caratteristiche degli avversari: l’Atalanta mette un uomo su ciascun avversario e se tutti sono schermati è naturale ricorrere al portiere. Ma i numeri indicano una certa volontà dei viola nel coinvolgimento del polacco, al di là di qualche tradizionale giro-palla che ci sarebbe stato comunque.
PARATA DECISIVA. Resta il fatto che il più importante degli 80 tocchi Dragowski l’ha fatto con il braccio destro, nel primo tempo, per stoppare Koopmeiners lanciato davanti a lui. Perché il portiere che gioca con i piedi piace a tutti, ma il portiere che para con le mani è imprescindibile.
Di
Redazione LaViola.it