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Prima Dragowski, ora Gollini. Ma Terracciano non vacilla: resta lui il titolare per Italiano

Terracciano

E’ partito da ‘gregario’, si è conquistato la fiducia e ha salvato la Fiorentina in più occasioni: decisivo anche quest’anno, media ottima per San Pietro

Forse ha ragione Italiano, perché in una Fiorentina che ha giocato sempre ogni tre giorni dall’inizio della stagione alla prima sosta si fa fatica ad individuare un undici titolare. Però, guardando numeri, prestazioni e avversarie, si può capire chi ha dato più garanzie al tecnico in certi appuntamenti. E in porta, nonostante le tante voci estive e un nuovo compagno/rivale arrivato dal mercato, il titolare nei fatti è rimasto Terracciano. San Pietro, rinominato più volte, per alcune parate che hanno tenuto a galla la Fiorentina. In passato come in questa stagione, ad esempio in casa del Twente ma anche domenica scorsa, nella vittoria scaccia-crisi (speriamo) contro il Verona.

GOLLORIUS E SAN PIETRO. Il referto dice cinque presenze Gollini, sei Terracciano. Ma se il playoff di Conference era il vero, grande obiettivo di inizio stagione, l’averlo affidato all’ex Empoli è stato subito un segnale chiaro. San Pietro, appunto, è poi stato decisivo a Enschede con diverse parate e il miracolo nel recupero. Quindi il campionato, perché dall’Udinese in poi Italiano ha scelto sempre Terracciano, lasciando all’ex Tottenham e Atalanta l’inizio del girone di Conference. “Ho due portieri affidabilissimi, ma Terracciano sta bene e viene da un anno di lavoro con noi”, ha ripetuto più volte il tecnico. Per Gollini, poi, quegli errori clamorosi a Istanbul e il recente infortunio sono pesati per trarre il primo bilancio, anche se da inizio stagione il neo arrivato aveva convinto poche volte.

INIZIO A CONFRONTO. Non solo per il gioco con i piedi (doveva essere un suo punto di forza), ma anche per alcune imprecisioni qua e là (già nelle amichevoli estive, con quella punizione contro il Betis). Con la Cremonese, subito pronti-via, quel gol preso da corner di Buonaiuto (con la complicità di Jovic e di chi doveva però stare sul palo). Poi un paio di buone gare per Gollini con Napoli (parata su Raspadori) e Riga (su Ilic), senza tuttavia grossi miracoli, fino alla serataccia con il Basaksehir. E Terracciano? Decisivo, appunto, per il passaggio del playoff di Conference, poi ha tenuto a galla comunque la Fiorentina a Udine (su Beto e Deulofeu in particolare), con la Juve è stato prezioso in un paio di uscite per infine salvare i viola anche con il Verona, con quella parata nel finale su Kallon nell’occasione che poteva portare al pari (con effetti disastrosi) dell’Hellas. Medie voto? 5,44 per la stampa (5,26 nelle pagelle dei tifosi su VI.IT) a Gollini, mentre 6,47 per la stampa (6,4 nelle pagelle dei tifosi) a Terracciano. Differenza netta.

AL DI LA’ DEL MERCATO. Insomma, il mercato estivo non ha cambiato granché le idee a Italiano. Si era parlato di Vicario, Cragno, Meret, Carnesecchi e non solo, è arrivato Gollini (in prestito con diritto di riscatto) ma chi dà più garanzie resta sempre Terracciano. Del resto, già a maggio Pietro aveva lanciato la sfida sui social: “Look the number”, aveva scritto, riferito al suo numero uno sulla maglia. E quattro mesi dopo sembra ora ancor più complicato che qualcuno possa togliergli il posto, pur nell’alternanza che senz’altro andrà avanti anche nel secondo ciclo di ferro stagionale. Ma da Dragowski a Gollini, nonostante tutto c’è sempre Terracciano. Un portiere arrivato da ‘gregario’, a fari spenti, a gennaio 2019. Due anni e mezzo a fare la ‘riserva di lusso’, considerato spesso il miglior dodicesimo del campionato. Ma con Italiano la storia è cambiata. Anche (ma non solo) per la capacità di giocare con i piedi anche sotto pressione (l’anno scorso tra i primi portieri in Europa per passaggi). I numeri dicono che in maglia viola ha giocato 61 partite prendendo 70 gol (media 1,15 a gara), con 19 clean sheet. Dragowski di gare ne aveva giocate 86, prendendo 125 reti (media 1,45) con 20 clean sheet. Gollini è invece a 6 gol presi in 5 partite (media 1,2) con 2 clean sheet, mentre Lafont, suo primo ‘competitor’, prese 46 gol in 38 gare (media 1,21) con 10 clean sheet.

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