Il due volte allenatore della Fiorentina alla Gazzetta: “Vedo un campionato equilibrato. Napoli favorito, il Milan può diventare un pericolo”
C’è stato un tempo in cui i Mondiali erano casa Italia: al giorno d’oggi, invece, per viverli ci si deve dolorosamente arrangiare, standosene sul divano, pop corn in mano e rimpianti nascosti chissà dove. L’ultimo viaggio mondiale azzurro, estate 2014, fu guidato un galantuomo, all’epoca un precursore, che ha conservato i tratti di un esteta rimanendo fedele a se stesso, Cesare Prandelli.
L’allenatore di Orzinuovi, che prima dell’esperienza azzurra aveva fatto sognare Firenze, conducendola per mano nei teatri più prestigiosi del calcio europeo, si è raccontato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Una disamina sul campionato di Serie A appena iniziato e sull’evoluzione del calcio negli ultimi anni: “È cambiato il lessico, i principi sono gli stessi. E quest’anno ci sarà più equilibrio in A“.
Cosa sta vedendo Prandelli? “Tutto quello che i miei cinque nipotini mi concedono. Loro hanno ovviamente la priorità e comunque ad una certa ora vanno a nanna“. E ciò che ha potuto vedere, il nonno se lo è goduto: “Per ciò che è possibile, dopo 4 giornate, mi sono divertito. Ma siamo in quella che una volta veniva chiamata fase di rodaggio: c’è chi ha dovuto fare il Mondiale per club, un flop sotto vari aspetti; e poi il mercato ha chiuso tardi e ora costringe aspettare gli ultimi arrivati“.
Proprio il mercato lo ha spinto a farsi un’idea: “Il Napoli è favorito, più dell’Inter. Ha solidità, è una squadra che ha l’anima forte di Conte. Napoli e Inter stanno messe meglio ma Conte ha il muso davanti. Però alle spalle vedo il Milan, che può diventare un vero pericolo“.
Domenica potremmo arrivare indicazioni maggiori. C’è Milan-Napoli: una sfida-scudetto, secondo Prandelli: “La Serie A resta divisa in vari tronconi, nel gruppo scudetto e Champions ce ne stanno sette“. Ma cosa significa la sfida tra rossoneri e partenopei? “La grande sfida tra due allenatori straordinari. Conte è estremo nelle sue irruzioni in un club, con quella capacità di entrare nella testa dei giocatori e migliorarli. Faccio un esempio: Politano è sempre stato un calciatore di qualità ma grazie ad Antonio, ha aggiunto una continuità che ne fanno un elemento imprescindibile“.
Il Milan è in restaurazione: “Sono strafelice dell’impatto di Allegri, l’ha meritato perché ha dovuto sopportare giudizi immeritati. Max è dominante, ha una capacità di assorbire le situazioni più delicate e di gestirle con padronanza. Si carica i problemi e li risolve. E poi il Milan sta giocando bene, con l’Udinese ha divertito“. Il tecnico livornese sarà l’indubbio protagonista della partita, al pari del suo omologo sulla panchina del Napoli: “Sarà la loro partita, carismatici e con una leadership che diventa trainante. Va riconosciuta ad entrambi una forza che appartiene alle loro conoscenze. Spesso si argomenta sulle loro differenze mentre a me, in vari aspetti, sembra abbiano enormi analogie“.
L’arrivo di Modric e De Bruyne in Serie A ha suscitato i dubbi di molti. L’Italia starebbe diventando un paese per vecchi. Non quelli di Prandelli, però: “Ben vengano quando si tratta di fuoriclasse con un talento così esagerato. La classe non ha età e l’intelligenza di entrambi è talmente sviluppata che sia l’uno che l’altro sanno quando accelerare e quando gestirsi. Poi hanno piedi e visioni che ti fanno innamorare del calcio. Il campione è quello che decide e Modric e De Bruyne questo hanno fatto e questo continueranno a fare“.
Il tecnico di Orzinuovi ha le idee chiare sulle possibili sorprese: “Mi incuriosisce Gasperini, dentro un progetto che, se prenderà le forme del suo calcio, può divertire e produrre risultati insospettabili al primo anno. La Fiorentina di Pioli, anche, nonostante questi risultati: ma Stefano è bravo, ne verrà fuori. Poi sarà da verificare anche la Juve, che resta sempre la Juve, non ci sbagliamo. E diamo a Chivu un periodo di assemblaggio per le sue teorie: si prenderà l’Inter“.
Per il resto, tante considerazioni a campo largo: “Giocare 60 partite all’anno è follia. Finalmente si gioca di meno sul portiere, si tenta di andare maggiormente in verticale. E poi sono contento che la Juve abbia dato un ruolo di prestigio a Chiellini, perché di queste figure una società ne ha bisogno. La Roma ha fatto lo stesso con Ranieri. Il Napoli s’è legato ad Oriali. Però non tutte le nuove proprietà viaggino in questa direzione. Io in Nazionale avevo Gigi Riva, un simbolo e un uomo di sensibilità speciale. Quando c’era da affrontare situazioni delicate, veniva da me e mi diceva: Cesare, vado a prendermi un caffè con loro . Vai Gigi! Quanto mi manca“.
Di
Redazione LaViola.it