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Editoriali

Nzola/Beltran (per ora) peggio di Cabral/Jovic: Italiano mette le punte di fronte alle proprie responsabilità. Così la Fiorentina si inceppa sempre sul più bello

Parole dure dal tecnico a San Siro, per provare a spronare i giocatori offensivi. Serve anche la sua mano per rimettere in moto la Fiorentina

Un’altra partita a secco, un’altra partita con sconfitta di misura senza segnare. Nonostante i 20 tiri verso la porta avversaria. Quasi un déjà-vu per la Fiorentina a San Siro, con annessi rimpianti che si aggiungono a quelli post Juve o Lazio ad esempio. Contro un Milan, per di più, a dir poco incerottato, con un potenziale offensivo ridotto, fragile dietro. Ma nonostante tutto la squadra di Italiano non è riuscita a passare. A infilare Maignan. Ci sono stati degli episodi avversi, è vero, come la parata nel recupero del portiere francese, con la faccia, su Mandragora, come il rigore che poteva starci per il colpo di mano di Loftus-Cheek. Ma alla fine la storia si ripete e racconta che la Fiorentina ha fallito un altro esame di maturità.

ENNESIMO ESAME FALLITO. Poteva restare a ridosso della zona Champions, invece ora è ai margini della zona Europa. Ma non è tanto la classifica a preoccupare, né una sconfitta a San Siro che in generale ci può anche stare. È, appunto, l’ennesima riprova di una squadra che crea, controlla il gioco ma non sa affondare. Nelle ultime cinque partite di campionato sono arrivate quattro sconfitte, tutte senza segnare. Con 72 tiri fatti e zero gol tra Empoli, Lazio, Juve e Milan. Che giochi Nzola o Beltran, là davanti, le cose cambiano il giusto.

PEGGIO DI CHI C’ERA PRIMA. A proposito di centravanti, con 13 giornate di campionato e 6 partite (tra playoff e girone) di Conference, quindi ad un terzo della stagione, è possibile fare non solo un bilancio (va da sé, estremamente negativo) ma anche un confronto con chi c’era prima. Un reparto rivoluzionato, quello delle prime punte, nell’ultimo mercato. Via Cabral e Jovic, dentro Nzola e Beltran. Incassati 25 milioni (compresi bonus), spesi 38 (compresi bonus). Sul campo il rendimento attuale dice però che l’angolano e l’argentino hanno segnato insieme 4 gol, 2 a testa, tra campionato (1 in due) e Conference (3). A questo punto della stagione, l’anno scorso, la pur criticatissima (giustamente) coppia Cabral-Jovic aveva segnato 7 gol: 4 il serbo (2 in campionato e 2 in coppa) e 3 il brasiliano (2 in Serie A e 1 in Conference). Insomma, anche da questo di vista il confronto è parecchio in negativo, anche se già il rendimento della scorsa stagione era piuttosto deficitario.

IL RICHIAMO DI ITALIANO. A fine stagione Cabral e Jovic arrivarono a segnare 30 gol in due (17 il primo, 13 il secondo), anche se insieme solo 14 in campionato. Un rendimento di cui la società si disse soddisfatta a fine stagione, salvo poi cambiare tutto là davanti in estate. Va da sé che Beltran e Nzola sarebbero chiamati a far meglio dal punto di vista realizzativo, ma per il momento i problemi non si sono risolti. Anzi. Ed è anche per questo che Italiano da San Siro ha richiamato, con chiarezza, i singoli alle proprie responsabilità: “Dobbiamo farci delle domande tutti, soprattutto chi si trova ad un centimetro dalla porta e non riesce a far gol. Le mancanze sono nostre, nel calcio la sfortuna è l’1-2 per cento. Ci vuole ferocia nel determinare. Sennò siamo qui sempre a parlare di partite perse pur tirando 20 volte verso la porta. Se crei così tanto e non segni è solo colpa tua. Quando alleni un gruppo e hai a disposizione 5 esterni e 2 prime punte devi solo metterli in condizione di far gol. La squadra lo dimostra ogni partita, crea un’infinità di situazioni ogni partita. Poi ognuno di noi deve cercare di trovare la giocata, il guizzo per determinare”. E ancora: “In queste partite, e non è la prima volta che capita alla Fiorentina in questi anni, non riesco a capire come non si riesca a buttare la palla dentro. Vedo molte partite dove al minimo assedio, al minimo dominio tutti riescono a trovare la giocata giusta, qualche situazione per andare in gol, noi non riusciamo ad essere decisivi e dobbiamo trovare la soluzione”.

SERVE PIU’ QUALITA’. Come a dire, insomma: come squadra ci mettiamo nella condizione di segnare, poi però deve venir fuori la qualità dei singoli. Ma anche quella, verrebbe da dire, si allena, si impara, si migliora. Il movimento in mezzo all’area, il tipo di cross, l’imbucata più o meno precisa, il lancio giusto. Non basta solo arrivare a ridosso dell’area tante volte, se poi non si riesce ad andare verso la porta o si tira in maniera poco precisa. Situazioni su cui la Fiorentina sbatte ormai con regolarità. Anche perché per il tipo di gioco in fase difensiva, invece, paga puntualmente ad ogni errore. Non è un caso se è la squadra che ha ricevuto più rigori a sfavore, ad esempio. Per fare uno step ulteriore, per non buttare via un campionato che, per le mancanze delle rivali, potrebbe in realtà riservare tante soddisfazioni, c’è da trovare una soluzione a questo problema atavico. Serve anche la mano dell’allenatore, è ovvio. Magari a gennaio anche della società. Ora il Genk, occasione anche per provare qualcosa di diverso. Ma soprattutto per centrare la vittoria e blindare la qualificazione in Conference.

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