Il mondo del calcio si è riunito a Firenze: la grande sfida di Nardella. Barone “contento e coinvolto”, ma la risposta di Rocco sarà decisiva
Fiorentina-Juventus, Champions League. Era una delle immagini che saltavano all’occhio durante la presentazione del progetto vincitore per il nuovo Franchi. Dalla sfida di Coppa Italia alla corsa europea in campionato, con l’1-1 contro il Verona si è chiusa una settimana avara di soddisfazioni per i viola. Ma fuori dal campo l’attenzione è stata tutta catturata dallo sguardo verso il futuro, a quello che sarà il nuovo stadio (e il nuovo quartiere di Campo di Marte). Del resto, nella cornice unica del Salone dei Cinquecento, c’erano i vertici del calcio italiano e non solo: Gravina, Malagò, Mancini, campioni eterni come De Sisti, Batistuta, Antognoni (insieme a tanti altri), Barone e Pradè per la Fiorentina. Insomma, una giornata forse storica, per Firenze e per il pallone italiano. Perché dopo anni di attese, progetti presentati, tentativi su varie aree della città, si è arrivati ad un punto che può essere quello di non ritorno. In senso positivo. Anche se qualche punto interrogativo resta.
FIRENZE SI DIVIDE. Se come al solito, e come prevedibile, Firenze già si divide sul progetto vincitore di Arup Italia, tra chi apprezza il profilo più ‘soft’ tendente alla tradizione e chi invece era rimasto affascinato da altre soluzioni più ‘futuristiche’ sullo stile dei grandi stadi europei, la strada per il nuovo Franchi pare ben tracciata ma non ancora in discesa. Ora partirà la trafila burocratica che dovrà portare all’assegnazione dei lavori entro il 2023 per il completamento entro il 2026. Già, tempi e soldi, i due grandi temi sul tavolo di Palazzo Vecchio. Il sindaco Nardella si è speso fortemente in prima persona per il concorso internazionale di idee e la riqualificazione di stadio e quartiere di Campo di Marte, si è detto fiducioso sul rispetto delle tempistiche ma si sa, in Italia gli intoppi possono essere dietro l’angolo. E stavolta il cronoprogramma non potrà subire troppi rallentamenti, pena la perdita dei soldi (con tanto di penale eventuale) del Pnrr. Ben 95 milioni aggiudicati per rifare quello stadio “che è addirittura stampato nel passaporto italiano”. Fondi che ovviamente non basteranno per coprire tutte le spese. Nardella aveva annunciato la candidatura anche per un altro finanziamento del Ministero dell’Interno nell’ambito dei Piani Integrati delle Città Metropolitane, sarebbe un ulteriore ‘aiuto’ pubblico ma comunque insufficiente per finanziare tutto il progetto.
LA REAZIONE DI COMMISSO. Ecco perché tutti a Palazzo Vecchio aspettano di capire la reazione della Fiorentina. La società negli ultimi mesi non si è mai espressa in questo senso, vuole analizzare bene il progetto vincitore e capire che margini di intervento ci possono essere. “Mi sembrava particolarmente colpito dal progetto”, ha detto Nardella a proposito di Joe Barone, che pure dal palco non è voluto entrare sulla questione stadio parlando invece solo del Viola Park. Il vero investimento, privato in tutto e per tutto, di Rocco Commisso. “Ho visto Barone molto contento, vedo sempre più una Fiorentina partecipe”, ha fatto eco Eugenio Giani. Prime reazioni politiche ‘a caldo’, prime impressioni e speranze, ma è chiaro che tutti aspettano la risposta di Commisso dagli Stati Uniti. “Il tema Stadio Franchi per la Fiorentina è chiuso“, scriveva in una nota ufficiale a gennaio 2021 il presidente viola, dopo il no del Mibact sull’abbattimento dello stadio. Di cose ne sono cambiate da allora, ma in altri commenti ufficiali (a parte l’intervento al Financial Times che fece rumore) non si è mai sbilanciato in un senso o nell’altro sul concorso internazionale. Di sicuro, come annunciato anche da Nardella, le parti si sono promesse – già in sede di rinnovo della convenzione sull’attuale Franchi – di lavorare insieme per trovare una strada comune. Ma bisognerà capire effettivamente che ruolo vorrà avere Commisso nella realizzazione del nuovo stadio. Nella gestione della parte commerciale, nel contributo a livello economico, nella partecipazione ad un impianto il cui canone senz’altro aumenterà e non di poco nei prossimi anni. Punti importanti, forse decisivi.
GIOCARE DURANTE I LAVORI. Mentre rispetto a quanto emerso nelle scorse settimane sembrano aprirsi degli spiragli sulla possibilità della Fiorentina di giocare al Franchi durante i lavori. Secondo l’architetto Minora, lo stadio potrebbe restare aperto con i cantieri attivi, ovviamente a capienza ridotta. Con accelerata dei lavori durante l’estate, a campionato fermo. Un po’ come è successo a Bergamo, ma non solo. Insomma, si era parlato di Empoli e di altre soluzioni in caso di Franchi inutilizzabile, ora invece si apre una strada senz’altro più favorevole per la stessa Fiorentina e soprattutto per i tifosi. Con i cantieri previsti, secondo cronoprogramma degli architetti, per 30 mesi.
LA SFIDA DI NARDELLA. E si ritorna così ai tempi da rispettare, per forza, per non veder cadere tutto il ‘castello’. Una sfida grande, grandissima, enorme. Per Nardella e per Firenze. Tra chi già apprezza la copertura del Franchi e il nuovo volto di Campo di Marte, con le curve vicino al campo, auditorium e spazi espositivi all’interno e parchi verdi all’esterno, e chi invece avrebbe preferito altre soluzioni sulla scia delle strutture europee. Già, quell’Europa che la Fiorentina, sul campo, è chiamata a riavvicinare dopo le frenate dell’ultima settimana. Presente e futuro che si intrecciano. E chissà se davvero, ad inizio 2027, qualcuno in maglia viola riuscirà a segnare un gol nel nuovo Franchi.
Di
Marco Pecorini