Il CEO della Fiorentina, uomo di fiducia di Commisso, a Firenze qualche giorno fa. La rivoluzione si poteva anticipare
Oggi, con il risultato della partita contro il Lecce, si capirà se l’addio di Pradè è il primo atto di un qualcosa che potremo chiamare rivoluzione, oppure un atto — unico e isolato — dettato dalla disperazione per rispondere a una situazione fuori controllo, scrive La Nazione.
I SEGNALI. Rivoluzione che comunque sarebbe tardiva rispetto ai tempi che hanno segnato il cammino da incubo della squadra viola. La scossa (al di là dei nomi di Pradè o di Pioli) avrebbe potuto prendere corpo prima che la Fiorentina sprofondasse nel bilancio di appena 4 punti dopo 9 partite. I campanelli d’allarme erano suonati — e forte — dopo i tre tonfi al Franchi di fila, come anche al fischio finale dello 0-0 di Pisa. Allarme che in qualche modo si è ignorato fino ad arrivare a oggi, alla paura di giocarsi con il Lecce tutta una stagione.
IL CEO. Sarà stato solo un caso, certo, ma quella presenza, appena otto giorni fa, in qualche mondo ostentata, di Mark Stephan, durante la partita con il Bologna, oggi diventa un punto di riflessione su cui soffermarsi. Stephan è il Ceo, l’amministratore delegato del club. E’ un uomo di fiducia di Commisso. Sì, le rivoluzioni, spesso, iniziano così. Con un dettaglio che a prima vista può sembrare ininfluente. E che nella realtà non lo è.

Di
Redazione LaViola.it