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Rassegna Stampa

Nazione: il rammarico di una promessa non mantenuta

Il rammarico più grande della sconfitta di ieri è non essere riusciti a rispettare il patto siglato alla ripresa degli allenamenti.

Chissà cosa avrebbe pensato Joe Barone davanti allo spettacolo della Curva Fiesole, scrive Cosimo Zetti sulle pagine de La Nazione. E come avrebbe reagito al fischio finale alzandosi in piedi da quella poltroncina rimasta tristemente vuota. Barone non c’era, ma Barone era presente lo stesso. Lo era in campo e sugli spalti, nei cori e nell’atmosfera. Eppure, nonostante le motivazioni e lo spettacolo della tifoseria viola, la squadra non è riuscita a scrollarsi di dosso il dolore di una scomparsa improvvisa e dolorosissima. La Fiorentina ha perso e, insieme alla sconfitta, è venuto a galla tutto il rammarico di non essere riusciti a rispettare il patto siglato alla ripresa degli allenamenti.

Pensavamo che la morte di Barone potesse dare qualcosina in più, come successe per Astori. Una specie di doping dell’anima, in grado di farti dare il 110% indipendentemente dall’avversario di turno. Invece i postumi dello choc sono stati più forte dell’orgoglio e lo stress accumulato non è riuscito a trasformarsi in lucidità e rabbia agonistica. La sconfitta, al di là degli errori e delle occasioni sprecate, si spiega anche così. Perché questa, e non poteva essere altrimenti, era una gara che si giocava soprattutto sui nervi e sull’adrenalina. La Fiorentina ci ha messo il cuore e l’orgoglio, questo è innegabile. Ma già mercoledì, con l’Atalanta, servirà un passo in più.

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