Alcuni colpi veri, tanti altri flop e aspettative non mantenute. Come lo scorso anno. Ora Palladino chiede rinforzi mirati
La Fiorentina è già al lavoro. Colloqui continui tra Palladino e la società, così come avvenuto in estate. Questa Viola vola in zona Champions, se la gioca con le grandi. Ma ha bisogno di alcuni rinforzi per continuare a stare in alto. Qualcosa già si muove, ma il mercato di gennaio si sa, non è facile. Servono idee giuste, tempismo, anche investimenti. Ma il limite tra colpo e flop a volte può essere sottile.
ULTIMO GENNAIO. Lo dice anche la storia degli ultimi anni. Lo scorso gennaio (2024), ad esempio, la Fiorentina di Italiano viaggiava in zona Champions. Si erano accesi diversi campanelli d’allarme, con quelle vittorie risicate di misura, gli infortuni sugli esterni, i problemi in attacco. L’allora tecnico viola chiedeva rinforzi sulle ali e al centro del fronte offensivo, arrivò solo Belotti più Faraoni come supporto a destra in atteso del rientro di Dodo (entrambi in prestito). Com’è poi andata a finire si sa bene.
INVESTIMENTI E FLOP. Sotto la gestione Commisso, nei mercati invernali, il bilancio è pressoché in parità, con poco più di 100 milioni investiti e altrettanti incassati. E nel secondo dato pesa, inevitabilmente tantissimo, la cessione di Vlahovic a fine gennaio 2022. Nelle altre occasioni ci sono stati investimenti importanti. Soprattutto subito, nel primo gennaio (2020), quando arrivarono Duncan (prestito da 2 milioni con riscatto a 15), Kouame (prestito da 1 milione e riscatto a circa 10), Igor (prestito da 1,5 milioni e riscatto a circa 6,5), più Cutrone (prestito da 3 milioni) che doveva risolvere la crisi di gol nell’immediato e Agudelo in prestito con riscatto poi non esercitato. Oltre alla spesa pesante, da 20 milioni, per bloccare Amrabat, poi arrivato l’estate successiva. Nel gennaio successivo, 2021, il rinforzo offensivo si chiamò invece Sasha Kokorin: oltre 4,5 milioni e contratto pesante per portare il russo a Firenze. I risultati sul campo però dissero ben altro. Insieme a lui arrivarono anche Malcuit in prestito a Rosati, mentre la Fiorentina incassò più di 14 milioni per la cessione di Pedro al Flamengo e un milione e mezzo per i prestiti onerosi di Duncan al Cagliari e Lirola al Marsiglia.
LA MAXI CESSIONE. Poi il gennaio 2022, con la Fiorentina vicina alla zona Champions al primo anno di Italiano: arriva subito Ikoné per oltre 15 milioni, poi Piatek in prestito e, dopo la cessione da 70 milioni (più 10 di bonus) di Vlahovic alla Juve, nel finale arriva Cabral per altri 15 milioni. Qui il bilancio entrate/uscite è ampiamente positivo, mentre sul campo i viola rinforzano una diretta concorrente (che centrerà poi la Champions) pur arrivando in Conference nonostante un vistoso calo di gol in zona offensiva. Invece a gennaio 2023 l’arrivo di Brekalo per un milione e mezzo circa, di Sirigu in prestito e gli investimenti per Barak (riscatto anticipato a 7 milioni circa) e Sabiri (2,5 milioni, lasciato poi alla Samp). In uscita Gollini, Maleh e Zurkowski, con questi ultimi due che poi frutteranno circa 9 milioni.
CON I DELLA VALLE. Insomma, negli ultimi anni poche gioie a gennaio. La speranza (o illusione) è che la Fiorentina possa ‘pescare’ giocatori come Muriel o Salah, occasioni che regalarono grandi gioie nel 2018 e nel 2015 (magari, però, stavolta assicurandosi un riscatto a fine stagione…). Ma nella gestione Della Valle si ricordano anche gli oltre 11 milioni per prendere Zurkowski e Rasmussen (mentre fu bloccato e poi mollato Hamed Traoré), oppure i vari Falcinelli, Matri, Anderson, Diakité, Sissoko, Bolatti, Felipe, Da Costa, Cacia. E se altre operazioni qualcosa hanno dato, come Terracciano nel 2018 (diventato poi il titolare negli ultimi anni), Gilardino e Diamanti nel 2015, gli investimenti su Pepito Rossi e Vecino nel 2013 (meno quello di Wolski), su Neto nel 2011, su Ljajic nel 2010, di sicuro c’è da evitare quello che resta l’emblema di una campagna invernale che frenò parecchie ambizioni. Quella del 2016, quando la prima Fiorentina di Paulo Sousa era in corsa per i primi posti in campionato: c’era bisogno di un difensore già dall’estate, ma arrivò solo Benalouane, oltre a Tino Costa, Kone, Tello e un pur lodevole Zarate. Ah, ci furono anche più di 3 milioni investiti per Schetino: chi se lo ricorda?.
Di
Marco Pecorini