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Editoriali

Le idee di Prandelli al chiuso del centro sportivo. Difesa rinnovata e fatta, ma servono allenamenti. L’ago della bilancia è Castrovilli

Prandelli

Prandelli lavora al chiuso del centro sportivo per dare una sua impronta alla Fiorentina. Difficile una rivoluzione tattica già contro il Benevento

Giorni di lavoro intensi, con il gruppo non al completo, ma comunque assolutamente utili a Cesare Prandelli per conoscere la sua nuova squadra. E per farsi conoscere dai calciatori. Naturale che il cambio in panchina sia stato fatto in concomitanza della sosta per gli impegni della Nazionale e, tutto sommato, a Prandelli è andata pure bene perché ha perso meno calciatori del previsto. Vero, i sudamericani, i serbi ed Amrabat non ci sono, ma gli altri si. A cominciare dagli italiani.

È inevitabile, oggi, parlare della Fiorentina che sarà dal Benevento in poi. La criticata Viola di Beppe Iachini non c’è più, fa parte del passato. Resta una squadra che ha bisogno di ritrovare equilibri e certezze. Prandelli è stato chiamato per questo, per ridare consapevolezza alla rosa. Quella consapevolezza che hanno i dirigenti, ovvero che la squadra è buona e deve stare stabilmente a sinistra in classifica, agganciando magari il treno buono per l’Europa. La speranza di tutti è proprio questa. Oggi l’Europa sembra lontanissima, non tanto per i punti di distanza, quanto per quello che ha dimostrato (poco) la Fiorentina nelle prime sette giornate di campionato. Il tempo per rimediare, però, c’è eccome. Anche per questo si è proceduto con l’avvicendamento in panchina: per togliere qualsiasi alibi ai calciatori e per non bollare come ‘buttata via’ anche questa stagione, dopo sole sette gare disputate.

Contro il Benevento, Prandelli non stravolgerà la squadra. L’allenatore furbo, lo ha detto lui stesso, all’inizio ci va con i piedi di piombo. Chi si aspetta una rivoluzione tattica completa può rimanere deluso. Certo, qualche aggiustamento ci sarà, come la posizione non da regista di Amrabat e quella non da centravanti di Kouame, ma scommettere oggi – ad esempio – sulla difesa a quattro può essere rischioso.

Non perché Prandelli non voglia attuarla, ma perché saranno pochissimi gli allenamenti con il gruppo al completo prima del Benevento. A Caceres, ad esempio, si chiederà un grande sforzo. Da braccetto di sinistra dei tre a terzino destro (lo ha comunque fatto anche ieri sera in nazionale nella bella vittoria dell’Uruguay contro la Colombia). Ricordate la posizione di Ujfalusi della prima era Prandelli? L’idea è quella. Ancor più di Lirola, in quella posizione serve un terzino bloccato. Dalla parte opposta altri due che hanno bisogno di allenamenti e minuti in campo per assimilare il ruolo di terzino sinistro. Biraghi e Barreca sono stati presi entrambi per fare i quinti. Tra i due ruoli, un po’ cambia. Pure in mezzo, non si può provare alcunché: Pezzella sta recuperando e dovrebbe aggregarsi ai compagni la prossima settimana, mentre Milenkovic tornerà dopo gli impegni con la Serbia, alla quale resta la Nations League dopo il fallimento nello spareggio per l’Europeo. Pure Quarta tornerà a ridosso della partita. Linea chiara: Caceres, Milenkovic, Pezzella, Biraghi. Sarà così contro il Benevento? Difficile, ma per le settimane successive ci sono pochi dubbi.

Centrocampo e attacco si completeranno in base alla disponibilità di Callejon e di Ribery. Chiaro che ad entrambi vada trovato un posto quando stanno bene, ma Prandelli ha bisogno di un piano B credibile e concreto, perché è difficile pensare che i due ci siano sempre in tutte le partite. Dal centrocampo in avanti le formule saranno due: 2-3-1 e 3-3, con quest’ultimo sistema di gioco più indicato con Callejon e Ribery esterni del tridente. Meno campo da coprire in fase di non possesso. Al contrario, nel 4-2-3-1, ai due esterni è richiesto un gran lavoro difensivo. Aspetti da aggiustare strada facendo, come la posizione di Castrovilli. Un po’ mezzala, un po’ trequarti. L’ago della bilancia del modulo è lui.

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