Inaugurata la nuova rubrica su LaViola.it del popolare youtuber Alessandro Catto, veneto ma da sempre tifoso e vicino alle questioni viola
Sono ore di ritrovata serenità in casa viola dopo la firma sul rinnovo di mister Italiano, un accordo che ha in parte diradato le nubi derivanti dal mancato riscatto di Torreira e da voci di mercato contrastanti. Ore di serenità generate dal bilancio più che positivo della prima stagione del mister sulla panchina della Fiorentina, da un ritorno Europa tanto agognato e reso complesso da scelte di mercato discutibili a stagione in corso.
Una riflessione però deve accompagnare la conferma del promettente Italiano, una riflessione che profuma di campo ma anche di futuro, e che non parli solo di plausi e lodi sperticate al condottiero. Abbiamo tutti ascoltato un Commisso molto puntuto parlare della disponibilità economica sul mercato per questa finestra e per i quattro anni a venire, con gli ottimisti calcoli sulla disponibilità immediata dei 50 milioni derivati dalle cessioni venire smorzata senza voli pindarici sull’altare del realismo. Va da sé che seguendo i calcoli del presidente, se i 50 milioni residuali derivanti dalle cessioni dei gioielli viola delle scorse stagioni vanno ripartiti in più anni, il plafond di mercato a disposizione necessita, quasi annualmente, di essere rimpinguato da cessioni importanti per affrontare mercati capaci di mantenere la Fiorentina su una linea di galleggiamento accettabile, in termini di rafforzamento della rosa.
Ne consegue una domanda: venduti Chiesa e Vlahovic e rischiando di perdere Milenkovic ad un prezzo non sensazionale, esiste nell’attuale Fiorentina un giocatore capace, ad oggi, di assicurare una cifra vicina a quelle garantite da Chiesa e da Vlahovic? A modesto avviso dello scrivente, no.
Sicuramente giocatori quali Igor e Nico Gonzalez, se sapranno mantenere le prospettive di crescita, potrebbero essere giocatori interessanti in tal senso, ma ricordiamo che Gonzalez è stato acquistato per una cifra consistente, ad oggi forse anche difficile da recuperare, e che per Igor stiamo parlando di un difensore centrale di ottimo avvenire e grande sicurezza, ma probabilmente ancora lontano da cifre pantagrueliche quali quelle di Chiesa o Vlahovic.
Serve quindi agire in un duplice indirizzo: da un lato una società che continui, anzi rafforzi, la sua storica capacità di scoperta dei giovani talenti, italiani e non (come si faceva anche con il vituperato Corvino, autore di alcune tra le più grandi operazioni economiche della storia recente viola), ma dall’altro anche di un settore tecnico, allenatore in primis, che questi giovani abbia la pazienza e la capacità di aspettarli.
Personalmente sono stato tra i più scettici sul ritorno di Prandelli a Firenze due anni orsono, ma possiamo tutti riconoscere quanto la sua gestione abbia giovato alla crescita di Vlahovic, verso il quale si ebbe la pazienza di aspettare 5-6 gare, prima di vedere esplodere uno dei migliori talenti del calcio europeo proprio a casa nostra; una gestione che non reputo straordinaria ma assolutamente normale per qualsiasi mister debba passare per la nostra casa, per tradizione ed esigenze.
Senza quella sapiente attesa, da parte di società e mister, e mi viene da dire con una gestione più simile a quella di Italiano, talvolta troppo improntata al presente e ad una vorticosa gestione dell’11 titolare, magari non staremmo nemmeno parlando del Vlahovic as we know it oggi.
Zurkowski e Sottil: due grandi talenti

Un giocatore, il polacco, che, per questioni tecniche e anche economiche, non possiamo permetterci di trattare con sufficienza, se non con il grave rischio di trovarci tra uno o due anni a commentare una grande perdita sportiva e anche una grande perdita economica.
Stesso dicasi per Sottil, un giocatore dal grandissimo potenziale, stimato dallo stesso Antonio Conte, che quest’anno non ha mai goduto della continuità di cui avrebbe avuto bisogno. In una prima parte di stagione abbastanza inspiegabilmente accantonato in favore di un Callejon senza futuro alcuno, nella seconda parte, appena l’emersione stava conclamandosi dopo il gran gol di Cagliari, inserito nel vortice delle rotazioni col neo acquisto Ikoné, trovatosi presto anche lui coinvolto nei marosi della vorticosa gestione degli undici titolari del mister. Giocatore per altro sempre gravato da valutazioni frettolose e senza basi concrete, quali presunte valutazioni caratteriali, come se anche il miglioramento delle stesse e la conseguente resa funzionale sul campo non fossero un ambito i cui smussamenti sono a carico di un tecnico capace, come spesso si sente dire in riferimento ai Conte o ai Mourinho di turno.
Una società come la Fiorentina, specialmente se i parametri economici sono quelli citati da Commisso, non può prescindere dalla scoperta e dalla valorizzazione dei talenti, pena l’entrare in un pericoloso cortocircuito tra risorse in entrata e necessarie operazioni in uscita volte al rafforzamento. La società in questo è stata paradossalmente molto incline ad assecondare Italiano, ma se talvolta avesse fatto sentire maggiormente la sua voce, specialmente nei casi di Sottil e Amrabat quest’anno (inspiegabilmente mai fatto giocare assieme a Torreira) e su Zurkowski ora, qualora fosse (spero) convinta del valore di queste parole, avrebbe trovato il mio plauso.
Giusto sia tornato il sereno con il rinnovo di Italiano, ma affinché il sereno regni per davvero, sul futuro non possono esserci dubbi sulla necessità di un mister capace non solo di ottenere i migliori risultati per il presente, ma anche per il futuro della causa che si ritrova a sposare, lasciando ai successori e alla società un patrimonio tecnico valorizzato.
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Di
Alessandro Catto