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L’angolo di Catto – Il buco nero del centrocampo di cui nessuno parla

L'angolo di Catto - Bonaventura

Il caso Bonaventura nasce da lontano

Abbiamo passato mesi a parlare dell’esterno alto di cui necessiterebbe la Fiorentina, con l’apice del caso Gudmundsson. Posto che è lecito chiedersi se sia normale, per una società come la Fiorentina, dover spendere attorno ai 60 milioni di euro per vedere rendere due ali all’interno dello stesso progetto, va anche l’attenzione spasmodica dedicata al ruolo e la contestuale sottovalutazione di un’altra zona del campo, quella mediana, che è in tutti e tre gli anni di Italiano punto di partenza di gestioni discutibili nonché una delle principali fonti dei problemi della squadra.

PRIMO ANNO 2021/2022. Dalla travagliata stagione precedente Italiano eredita Amrabat, Castrovilli, Duncan, Bonaventura e la società impreziosisce il pacchetto con il prestito di Torreira e l’arrivo di Maleh. Ciò avrebbe dovuto portare ad un lavoro impostato su di un 4-2-3-1 fluido con Amrabat e Torreira accoppiati in mediana e un Castrovilli in rampa di lancio da consacrare in qualità di trequartista, anche per ragioni di età e futuribilità. Italiano invece preferisce fin da subito lavorare su di un 4-3-3 con Torreira vertice basso, Amrabat spesso relegato in panchina e una forte rivalutazione di Duncan e Bonaventura dopo stagioni non entusiasmanti. Un centrocampo che gode della fantasia di Torreira e Jack ma che già presenta nella prima parte di stagione problemi di equilibrio, dati proprio dal mancato inserimento di Amrabrat. Si è preferito puntare su di un’onesta mezzala come Duncan mettendo al centro del progetto un giocatore già in là con gli anni come Bonaventura. Il grande errore di non far giocare assieme Amrabat e Torreira concederà poi il fianco a un grande misunderstanding riflesso sul mercato: far recepire i due giocatori come alternativi invece che complementari. Anche da qui il mancato riscatto dell’uruguagio preferendo puntare sul solo Sofyan, errore madornale passato anche dalle scelte del tecnico, quando sarebbe stato fondamentale costruire su quella mediana a due il progetto fin dalle sue prime basi.

Le maggiori licenze concesse a Torreira nella seconda parte di stagione, seguenti alla cessione di Vlahovic, aggiungono ulteriori rimpianti e ci spingono pure a credere che l’interpretazione del doppio mediano sarebbe potuta essere estremamente dinamica, con due giocatori (Castrovilli e Torreira) capaci di agire quasi da mezzali aggiunte in fase offensiva. Un centrocampo totale con un mediano vero e proprio (Amrabat), un folletto utile nelle due fasi e pure in impostazione (Torreira) e un trequartista qualitativo ma non per questo inerme in fase di prima interdizione (Castrovilli) che avrebbe potuto essere tremendamente efficace e, al netto delle cessioni, anche futuribile negli anni. Un problema sono stati anche gli infortuni patiti da Castro, ma essi non hanno impedito durante la prima stagione non solo di vederlo raramente schierato con continuità quando presente, ma anche di vederlo agire in un ruolo piuttosto diverso dai primi mesi di Montella. Da diamante qualitativo degno della dieci a una sorta di centrocampista box-to-box da otto sulle spalle, comunque utile ma slavato dalla centralità goduta in precedenza, sia tatticamente, sia a livello di continuità di impiego.

STAGIONE 2022/2023. Si invertono i fattori ma il risultato non cambia. L’opportunità/necessità di riscoprire Amrabat assieme ai problemi con il procuratore, spingono la società a non riscattare Torreira. Si acquista Mandragora, giocatore diverso da Lucas e non certo equiparabile in termini di qualità e peso in campo; si acquista Barak, conferma Zurkowski e si aggiungono queste due figure a un pacchetto coi confermati Amrabat, Bonaventura e Duncan. Complici numerose assenze del ghanese la stagione comincia balbettante proprio per i problemi del centrocampo, tanto da far intervenire Italiano con un maquillage tattico che sdoganerà il 4-2-3-1, paradosso dei paradossi dopo una stagione, quella precedente, nella quale la Fiorentina aveva le armi per fare un 4-2-3-1 con tutti i crismi del caso. La squadra soffre il calo qualitativo in cabina di regia per tutta la stagione, guadagnando tuttavia equilibrio grazie alla diga offerta dal marocchino in mezzo al campo e permettendo alla manovra di svilupparsi in modo propulsivo sulle fasce, con Biraghi che metterà a referto 13 assist a fine stagione da terzino e a Dodo di confezionare una ottimale seconda parte di anno. Una squadra con un maggior tasso fisico garantito anche dall’equilibrio di Mandragora e dalla presenza di Igor in difesa, che al di là di qualche errore permette, specialmente tra marzo e aprile, di stare più alti proponendo un pressing efficace e, al netto di alcuni errori difensivi, proporre un gioco anche veloce e moderno, pur patendo l’assenza di un grande catalizzatore offensivo quale era Vlahovic l’anno precedente.

Nel frattempo, la centralità di Bonaventura viene confermata gestendo discutibilmente Zurkowski e provando Barak solo a intermittenza, posticipando in modo poco lungimirante un passaggio di consegne che sarebbe dovuto essere introdotto ben prima. A proposito del polacco, può una società come la Fiorentina permettersi di perdere per strada un giocatore in possesso proprio di quelle caratteristiche di utilità nelle due fasi di cui avremmo tremendamente bisogno ancora oggi quantomeno nelle rotazioni? E può il giudizio sulla sua resa a Firenze scontrarsi con giustificazioni impalpabili e onestamente poco credibili quali la sua volontà di giocare solo nell’Empoli? Siamo forse in presenza dell’unico giocatore di calcio privo di ambizione esistente al mondo, o una sua maggior centralità e fiducia avrebbe potuto inserire quantomeno nelle rotazioni un giocatore utile, coinvolto e capace di rappresentare anche un cespite economico in un reparto oggi in preda ai punti di domanda?

ESTATE 2023. La cessione di Amrabat viene parzialmente rimpinguata dal prestito di Arthur. Un upgrade per la qualità in mezzo al campo, ma si percepisce nuovamente un tremendo calo in termini di fisicità e interdizione dovuto alla sostanziale non sostituzione del marocchino nelle caratteristiche che gli erano proprie, se non negli ultimi giorni di mercato con Maxime Lopez, giocatore diverso e mai pienamente coinvolto anche per l’impossibilità di formare una linea mediana con lui ed Arthur rischiando la difesa a quattro. Ciò porta a una nuova centralità di Duncan, che tuttavia resta una discreta mezzala e, dopo tre mesi a buonissimo standard, paga anche egli, assieme allo stanco Arthur, il surplus di livello e di lavoro chiesto alla mediana in fase di non possesso e pressing. Molte erano le strade, dall’acquisto di un mediano vero e proprio alla Hjulmand da affiancare ad Arthur, ad una forte mezzala utile in ambo le fasi, box-to-box e capace di alzare lo standard. Acquisto mai arrivato ma essenziale, specialmente per una squadra che intende giocare alta.

A oggi quindi siamo in possesso di un centrocampo dove la qualità di Arthur non è supportata a livello di interdizione da un padrone fisico del centrocampo capace di sgravarlo da onerosi compiti difensivi, incidendo sulle sue prestazioni e sulla sua stessa resistenza, mentre davanti soffriamo un Bonaventura in evidente difficoltà atletica e dal futuro incerto. Centrocampo che non permette nemmeno ai terzini di sganciarsi con la mente sgombra e che fa subire gol su gol in infilata. Nel frattempo, Castrovilli è un punto di domanda di cui stiamo aspettando la risoluzione, sperando sia positiva poiché le sue caratteristiche ci sarebbero estremamente utili, e da una rottura nessuno avrebbe di che guadagnare. Abbiamo perso un giocatore interessante quale Zurkowski, Infantino fa la spola tra la panca e la Primavera, Barak complice una estate difficile si vede in campo col lanternino, Mandragora ha difficoltà nell’imporsi e Maxime Lopez è ai margini. Un centrocampo che rischia una pesante rivoluzione estiva complici anche le formule di acquisto e il futuro da decifrare di ogni suo protagonista principale.

Facendo quindi una cernita finale, possiamo riassumere dicendo che il primo anno la Fiorentina, pur avendo a disposizione sia il mediano che il regista, per scelta del tecnico ha preferito giocare gran parte della stagione alternando l’uno e l’altro. Ciò ha portato nel secondo anno ad una scelta che ha confermato il mediano, ma fatto rinunciare al regista. Al terzo anno siamo di nuovo finiti a vedere un centrocampo nel quale sarebbe presente un ottimo regista ma totalmente privo di equilibrio, fisicità e doti di interdizione, in una squadra pure priva di un riferimento offensivo quale il Vlahovic della prima stagione. Ma continuiamo a parlare di esterni. Esterni che, faccio notare, quando la prima stagione giocavamo con Torreira e Vlahovic, nessuno giustamente ‘cacava di pezza’.

Errori decisivi solamente in parte imputabili alla società, poiché molte delle decisioni strategiche nel reparto (mancata promozione della mediana AmrabatTorreira, mancata valorizzazione di Castrovilli, Zurkowski e Barak, eccessiva centralità riservata a Bonaventura e per certi versi Duncan) passano dalle scelte del tecnico. Che a differenza del lavoro svolto in altri reparti, su tutti quello dei terzini, non ha mai convinto appieno fin dalla prima stagione. E mi rifiuto di assecondare l’idea che, un doveroso rafforzamento della squadra per farle fare il salto di qualità, debba tradursi nel dover avere sempre a disposizione giocatori dispendiosi, poiché applicheremmo su di Italiano le storture che possiamo applicare ai Mourinho, cosa che cozzerebbe con una componente fondamentale che un bravo allenatore come il nostro deve possedere: la valorizzazione del parco giocatori a disposizione, che giocoforza non può essere quello di un PSG, di un Real o di un’Inter.

Chiudendo, una riflessione finale proprio su Bonaventura. Salto a pié pari qualsiasi valutazione umorale sulle sue presunte volontà di partenza a gennaio, che anzi se presenti avrei assecondato. Mi concentro invece sulla tattica e la futuribilità: in questi tempi stiamo lodando il lavoro di Thiago Motta nel Bologna. Faccio notare come anche il tecnico in questione abbia preferito puntare su di un semisconosciuto Ferguson (merito anche a un settore scouting che anche la Viola avrebbe tremendamente bisogno di rafforzare) piuttosto che di un giocatore come Soriano, pur dotato di numeri importanti in termini di gol ed assist, compiendo un capolavoro di modernità e investimento di cui il Bologna gode e godrà nel tempo. In un calcio, oltretutto, nel quale la figura del trequartista ha subito una grande evoluzione negli ultimi anni, dovendo apportare alla squadra anche funzioni di equilibrio, fisicità, utilità in fase di interdizione e di prima barriera nello sviluppo dell’azione avversaria. Il Milan ha fatto scuola con un Kessie trequartista, a Firenze invece si è concessa, come detto fin dal primo anno, una fiche troppo pesante su di un giocatore come Bonaventura, sicuramente dotato tecnicamente ma poco futuribile per fisiologiche ragioni di età e contratto, togliendo spazio a giocatori in emersione che potevano rappresentare un patrimonio tecnico importante se fatti giocare con maggiore continuità.

Il tutto poi si va a sovrapporre a un calciomercato estivo dove sarebbero serviti anche solo tre innesti ma di valore (punta funzionale, regista e mediano cedendo Amrabat) quando invece sono arrivati molti più giocatori, ma di impatto, caratura e funzionalità tutti da verificare, consegnandoci un terzo anno con più difficoltà che consacrazioni ad alto standard. Ma se si parla del reparto mediano, una mano discutibile è stata anche data dal mister.

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