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L’analisi di Foco – Ritorno al futuro

Copertina Foco Italiano

Foco analizza le ultime due prestazioni della Fiorentina, che hanno portato all’ottimo pareggio contro la Lazio e al passaggio del turno in Coppa contro il Torino

In quattro giorni Italiano si trovava di fronte i due allenatori che meglio di tutti sapevano disinnescare il suo calcio. Sarri e Juric, infatti, avevano dimostrato ripetutamente di saper leggere le falle tattiche della Fiorentina per poi sfruttarle in maniera cinicamente sistematica

Per esorcizzare le sue bestie nere, il mister di Karlsruhe decide di tornare al passato, affidandosi al suo modulo feticcio, il 4-3-3. Ma non si tratta di una drastica marcia indietro perché Italiano porta nel suo ambiente tattico ideale delle modifiche significative che permettono alla sua squadra di potersi adattare in maniera efficace anche a due avversari con impianti e principi di gioco totalmente diversi. La partita contro la Lazio è molto importante per la Fiorentina e per la fiducia nelle sue possibilità. Il gollonzo da angolo dopo pochi minuti, infatti, aveva messo la partita nelle condizioni più favorevoli possibili per la squadra di Sarri, che sulla difesa bassa e le ripartenze negli spazi aveva basato i successi di questa parte di stagione. Ma la Fiorentina ha saputo annullare questo vantaggio, prendendosi il controllo del match fino a sfiorare la vittoria.

La partita col Torino presentava pericoli diversi ma egualmente seri. La squadra di Juric effettua una pressione uomo su uomo costante a difesa e centrocampo, lasciando un centravanti a tenere bassi i centrali avversari. Piazzando due trequartisti in posizione ibrida tra centrocampo e attacco, il Toro costringe l’avversario ad una scelta su chi, tra difesa e attacco, debba prenderli in carico e quando questa scelta non è sufficientemente rapida, si vengono a creare quelle superiorità numeriche che in quelle parti di campo possono essere letali. Questo piano pare riuscire nei primi minuti della partita e la Fiorentina inizia questo importantissimo match di coppa con un paio di spaventi. Come contro la Lazio, quindi, la squadra di Italiano inizia in difficoltà ma poi comincia, anche stavolta, a sviluppare il suo gioco.

Sono le modifiche di cui scrivevo sopra a permettere che questo avvenga. Rispetto al passato il mister viola ha operato un lavoro di semplificazione del suo gioco non indifferente. La prima costruzione, come già da qualche tempo, è più essenziale con meno palleggio tra i centrali e uno scarico più veloce sugli esterni. Questo perché si è ormai capito che gli avversari non si allungano più per cercare di intercettare palla così alti. Una modifica sostanziale riguarda le catene laterali. Adesso c’è una connessione più diretta tra terzino e ala e sono state abbandonate quelle rotazioni tra terzino, mezzala e ala che in passato appesantivano non poco lo sviluppo dell’azione.

In fase di pressione si alza solo una mezzala in aiuto degli attaccanti, a seconda del lato in cui inizia la costruzione avversaria, mentre l’altra rimane in linea con il centrocampista centrale. Non andando in pressione con tutte e due le mezze ali, il terzino non è più obbligato ad accentrarsi per andare a coprire il movimento dei centrocampisti, cosa che lasciava la sole ala a coprire la fascia. Il pressing, così, è meno feroce ma garantisce di più la copertura del campo. La Fiorentina, dunque, sfrutta questa nuova situazione tattica per entrare in partita in modo stabile. La mole di gioco aumenta e al Toro vengono lasciate possibilità quasi esclusivamente su calcio piazzato. La Fiorentina dunque gioca ma la mancanza di movimento senza palla davanti non permette alla supremazia territoriale di tramutarsi in pericolosità pulita e costante.

Fortunatamente i terzini, liberati da eccessivi movimenti, riescono a dare corsa e ampiezza ed è delle loro sortite che si alimenta il gioco offensivo viola. La pressione, però, alla lunga premia e Jovic porta in vantaggio la Fiorentina in seguito ad un calcio d’angolo con palla mossa a favore del cross di un buon Terzic. Il Toro in svantaggio prova a spostare il baricentro in avanti ma si espone alle ripartenze. Il raddoppio di Ikoné condanna questo allungamento della squadra di Juric ed esalta una Fiorentina che sfiora il terzo gol ma ne subisce uno completamente sbilanciata alla ricerca del trionfo. Qualche minuto di paura e semifinale.

Queste due partite potevano essere una sorta di mazzata finale per la Fiorentina e il suo allenatore. Due sconfitte potevano indirizzare la squadra verso mesi senza stimoli e al tempo stesso far crollare le sicurezze di un tecnico alle prese con il suo primo vero momento di difficoltà della sua carriera professionistica da allenatore. Il tecnico ha saputo tenere a bada i fantasmi, suoi e della sua squadra, andando a ritoccare alcune delle sue convinzioni tattiche. Manca ancora qualcosa per dire che la Fiorentina sia tornata, soprattutto nelle fasi di attacco ci sono cose da sistemare, ma aver messo in difficoltà Sarri e Juric, la criptonite di Italiano, è un segnale che va al di là dei risultati.

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