Il Corriere Fiorentino in edicola stamani punta sull’attenzione sul portiere viola, partito dalla panchina, ma adesso titolarissimo
Dicono che sia uno dei mestieri più difficili al mondo. Un’esagerazione, forse. Di certo però, quello del numero 12 non è un ruolo semplice. Servono determinazione e costanza, carattere e (soprattutto) una straordinaria capacità di concentrazione. Il rischio infatti, quando parti con la consapevolezza di esser destinato a tanta panchina e con la certezza di avere davanti l’unica, vera, gerarchia prestabilita, è lasciarsi andare.
Per questo, Pietro Terracciano, è un giocatore speciale. Probabilmente, il numero uno dei numeri dodici. Talmente bravo, da riuscire a prendersi la maglia da titolare con la (propria) forza. E così, dopo aver già dimostrato tutta la sua affidabilità durante lo scorso, complicatissimo campionato, stavolta San Pietro, come ormai l’hanno ribattezzato i social, è andato oltre. Ha aspettato il proprio turno e, sfruttando anche il grave infortunio rimediato da Dragowski nella gara col Napoli, è diventato a tutti gli effetti il guardiano della porta viola.
Da quel momento infatti (eravamo ad ottobre), l’unica esclusione per scelta tecnica è arrivata il 26 febbraio scorso, nella sfida (persa) contro il Sassuolo. Per il resto (a parte la gara con l’Atalanta saltata per una tonsillite e quella col Benevento in Coppa Italia), solo conferme. Del resto, il rendimento è (quasi) sempre stato all’altezza.
E l’esibizione alla Scala del Calcio, San Siro, nell’ultima sfida con l’Inter, non è stata che l’ennesima grande serata di un’annata vissuta da attore protagonista: 23 presenze in campionato (22 da titolare), 4 in Coppa Italia (3 dal primo minuto), 34 gol subiti, 5 clean sheet in Serie A, un rigore parato e un sacco di interventi decisivi. (…)
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Redazione LaViola.it