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Italiano-Allegri, due allenatori agli antipodi. Moduli e idee di calcio, chi la spunterà?

Allegri

L’eterna sfida tra ‘giochisti’ e ‘risultatisti’: chi pensa a come attaccare, chi a come difendere. Entrambi criticati per le proprie idee: filosofie a confronto in Fiorentina-Juventus

Da una parte il “difendere bene, attaccare benissimo”, dall’altro il “corto muso”. A livello europeo sarebbero ben divisi nelle ‘fazioni’ di ‘guardiolismo’ e ‘cholismo’, quest’ultimo concetto già in realtà declinato a livello italiano in ‘allegrismo’. Perché Vincenzo Italiano e Massimiliano Allegri sono due allenatori agli antipodi. Uno emergente e parecchio chiacchierato a livello nazionale, l’altro ben più esperto e (lo dice il palmares) parecchio vincente. Uno in ascesa continua, dalla Serie D alle due coppe sfiorate l’anno scorso, l’altro confortato dai 15 titoli vinti e dai 12 riconoscimenti individuali da tecnico.

FILOSOFIE E CRITICHE. Quando Allegri iniziava ad allenare, anno 2003 con l’Aglianese, Italiano dispensava ancora geometrie a centrocampo con il Verona (avrebbe giocato per un altro decennio). Quando Vincenzo ha iniziato in D con la Vigontina San Paolo (2016/2017), il livornese viaggiava verso il 4° dei suoi 6 scudetti. Ma non sono certo solo i 10 anni di differenza sulla carta d’identità a rendere i due allenatori così diversi. Entrambi hanno fatto la ‘gavetta’, ma il loro modo di intendere calcio è profondamente diverso. Italiano è legato indissolubilmente all’idea di arrivare al gol attraverso il gioco, la coralità degli schemi, togliere il possesso agli avversari, dominare la partita. Allegri va in direzione opposta: mira solo al risultato, al “vincere è l’unica cosa che conta”, in pieno dna Juve. Ma è un concetto che va oltre, perché tra gli stessi tifosi bianconeri c’è una larga fazione che non ne può più di vedere giocare così male la Juve, così come del resto però in chiave fiorentina ci sono diverse critiche ad Italiano per un modo di giocare spesso spregiudicato.

POSSESSO E BARICENTRO. Insomma, due modi molto (ma molto) diversi di intendere il calcio e di arrivare al risultato. Lo dicono anche i numeri. In questo campionato la Fiorentina è 2° per possesso palla dietro al Napoli (57,6% medio a partita), mentre la Juve addirittura 10° con il 50,4% medio a gara. Però i bianconeri hanno tirato 154 volte in porta (segnando 16 gol), mentre i viola hanno concluso 119 volte (segnando 18 reti). Gran differenza dunque nella gestione del pallone, ma non solo. Perché il divario sostanziale sta nel modo di stare in campo. Baricentro alto, altissimo, per Italiano, spesso con la difesa a metà campo. Allegri invece fa difendere i suoi all’indietro, prendendosi il minimo dei rischi. I viola cercano di allontanare gli avversari tenendo il pallone tra i piedi, i bianconeri accettano il possesso altrui contando sulla solidità della fase difensiva per poi ripartire in contropiede.

L’ABISSO TRA LE FASI DIFENSIVE. E nei numeri difensivi sta in fondo la grande differenza tra Italiano e Allegri. In questo campionato la Fiorentina ha subito 14 gol in 10 partite, la Juve solo 6 ma di cui 4 nella folle partita contro il Sassuolo. Da quando è tornato in bianconero Allegri ha incassato 115 gol in 118 partite (segnandone 176), nel precedente ciclo juventino 208 in 271 gare (segnandone 524). Al Milan 178 reti prese in 178 partite (segnandone 303). Nelle 119 partite sulla panchina della Fiorentina Italiano ha subito 143 gol (segnandone 201), con lo Spezia in 86 gare (tra A e B) ha incassato 123 reti (segnandone 126). Insomma, il grande divario è nella fase difensiva.

UNO INTEGRALISTA, L’ALTRO CAMALEONTICO. Le idee di gioco sono quindi ben diverse, così come l’impostazione tattica. Italiano è stato spesso etichettato come ‘integralista’ per il suo 4-3-3, variandolo solo in un 4-2-3-1 nell’ultimo anno con la modifica di qualche posizione intermedia. Allegri invece è stato quasi sempre ‘camaleontico’ in carriera. Il 3-5-2 è il modulo che adesso gli dà più certezze (e coperture), e così è stato in più fasi negli ultimi anni. Ma tante volte si è ‘inventato’ nuove soluzioni in momenti di emergenza, dal 4-3-3 al 4-4-2, dal 4-4-1-1 al 3-4-2-1, fino al 4-3-1-2 a rombo. Sempre con un mantra: concedere poco e poi contrattaccare. Così ha vinto campionati e trofei, ovviamente con più qualità quando aveva materiale a disposizione. Un po’ meno ce l’ha ultimamente, tra problemi vari e una ferma convinzione: primo non prenderne. Così si fanno punti e risultati anche giocando male. Come avvenuto lo scorso anno, quando i bianconeri senza penalizzazione sarebbero stati terzi per punti fatti, nonostante le critiche feroci sulle difficoltà di gioco. Italiano va in direzione opposta, ricercando i risultati attraverso il gioco, pur prendendosi parecchi rischi in fase difensiva.

CONFRONTI DIRETTI. Anche i confronti diretti tra i due hanno spesso sintetizzato le rispettive convinzioni. Con lo Spezia Italiano ha perso due volte su due in maniera larga (0-3 e 1-4), ma con la Fiorentina ha sempre messo in difficoltà Allegri. Ma in 6 confronti sulla panchina viola, è arrivata appena una vittoria: il 2-0 all’ultima giornata del 2021/2022, che ha permesso alla Fiorentina di tornare in Europa. Poi la doppia semifinale di Coppa Italia di quell’anno, con la clamorosa sconfitta per 1-0 al Franchi con autogol di Venuti lo 0-2 al ritorno nonostante due ottime prove. Così come l’1-0 della Juve a Torino del novembre 2021: ottima Viola, ma nel recupero arriva il gol su cross deviato di Cuadrado. Anche l’1-1 del settembre 2022 fece recriminare Italiano, così come il ko per 1-0 a Torino nell’ultimo confronto. Insomma, uno gioca e spesso domina la partita, l’altro però si difende e 4 volte su 6 vince. Domenica l’ennesimo confronto tra filosofie opposte. Alla sosta Fiorentina e Juve erano appaiate in classifica, ora sono separate da 6 punti. ‘Giochisti’ o ‘risultatisti’: chi vincerà?

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